Amazon e pochi altri, chi sbanca a Wall Street

Chi ha scommesso 100 euro su Bezos, ora ne
possiede la bellezza di 64 mila. Semplicemente il migliore investimento
possibile sul listino americano negli ultimi 90 anni: il più super tra i
“superstocks”, i titoli fuoriclasse della Borsa Usa.   

Exploit del genere, anche su un listino che storicamente ha garantito
ritorni positivi per gli investitori, se ne vedono davvero pochi. Lo
mostra una ricerca di Hendrik Bessembinder, professore di Finanza
dell’Università dell’Arizona, citata dal Wall Street Journal.
Circa 30 azioni, tra le 25.782 quotate nel periodo dal 1926 al 2016,
sono state responsabili di un terzo della ricchezza complessiva generata
a Wall Street, misurata confrontandola con un investimento in titoli di
Stato a un mese. Meno dell’1,1% ha creato tre quarti dei guadagni, che
presi nella loro totalità sono attribuibili ad appena mille
“supertitoli”, meno del 4%. Investire sul restante 96% avrebbe portato
nel migliore dei casi a pareggiare i ritorni di un bond, e nel peggiore a
perdere, visto che oltre la metà delle società di Wall Street chiude la
sua vita da quotata in rosso.

Una strategia vincente allora si riduce a investire nel listino nel suo
complesso, oppure alla difficile ricerca di questa manciata di
fuoriclasse. Amazon è quello che al momento ha realizzato la performance
più spettacolare, battendo in media del 36% il ritorno dei titoli di
Stato. Magie della “new economy”, ma non solo: del ristretto club fanno
parte anche Altria, il gruppo del tabacco meglio conosciuto come Philip Morris, Exxon, Apple, General Electric, Microsoft e Ibm.
Solo che oltre che pescarle in mezzo al listino, magari quando ancora
nessuno le conosce, per beneficiare dei “superstock” bisogna anche avere
il coraggio di tenerli in portafoglio a lungo. Spesso infatti questi
titoli sono soggetti a sbalzi importanti al ribasso. Amazon ancora una
volta insegna: prima di cominciare la sua cavalcata verso i mille
dollari ha perso in Borsa il 95% del proprio valore, affossata a cavallo
del 2000 dall’esplosione della bolla delle dot.com. 

Facile immaginare che in quelle settimane anche i più convinti adepti di
Bezos abbiano visto il loro credo vacillare. Solo chi ha tenuto duro è
stato ricompensato con guadagni esorbitanti. Destinati, a meno di
sconvolgenti rivoluzioni, ad aumentare ancora: fino a oggi Amazon è
decollata senza neanche curarsi di realizzare utili, cosa che
normalmente i mercati chiedono ai
loro cavalli di razza. Anzi. Bezos ha bruciato montagne di liquidità
per inseguire la sua visione. Chissà dove potrà arrivare quando
comincerà a concentrarsi sull’ultima riga di bilancio.

tratto da Repubblica

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