Asos chiude l’ecommerce in Cina

L’e-tailer britannico ha chiuso labusiness unit nel Paese, comunicando l’intenzione di lasciare sia gli uffici di Shanghai sia il deposito per lo stoccaggio dei 6mila articoli in vendita sulla piattaforma cinese. L’operazione costerà, nelle stime della società, 10 milioni di sterline, pari a circa 12,4 milioni di euro. Asos continuerà a vendere nella Repubblica Popolare attraverso asos.com e non più attraverso asos.cn, in lingua cinese, il cui debutto era stato annunciato a fine 2013. Per l’esercizio in corso, a seguito dell’operazione, ci si attende una perdita operativa di 4 milioni di sterline. “Spero che i clienti cinesi comprino ancora da Asos attraverso il sito in inglese, ma non posso esserne certo. Si tratta di rimuovere un ostacolo in termini di costi operativi per focalizzarci su Inghilterra, Europa e Stati Uniti, dove vediamo opportunità più profittevoli”, ha spiegato al Financial Times il CEO Nick Beighton. Il centro direzionale e operativo della società britannica era costato al momento della sua inaugurazione ben 9 milioni di sterline (circa 11 milioni di euro), 3 milioni di sterline in più rispetto alla stima iniziale, registrando poi nel 2015 una ulteriore perdita di 4 milioni di sterline.
Il mercato dello shopping online cinese legato alla moda, secondo le stime, vale circa 3.900 miliardi di yuan (oltre 520 miliardi di euro). Nonostante la ‘pesantezza’ di questa cifra, ricavarne qualcosa non è semplice: sia per la presenza di competitor agguerriti (su tutti, i giganti del Paese Alibaba e Jd.com) sia per la fluttuazione sfavorevole dei cambi sia per la crisi economica che ha penalizzato la classe media. Ma a pesare c’è anche la logistica, non ancora ben compresa dai player esteri che si affacciano nel Paese: non è un caso se altre catene europee (per esempio, Marks & Spencer) abbiano deciso di sbarcare in Cina attraverso Alibaba.

tratto da pambianconews.com

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?