Cracco conquista il centro di Milano
Il posto, che al pubblico ha inaugurato il 21 febbraio, si è rivelato in tutto il suo splendore.
Lo chef deve aver speso tantissime energie dietro questo progetto che ha del faraonico e rappresenta un cambiamento importante anche dal punto di vista estetico.
Dalla sala seminterrata di via Victor Hugo alle luci sgargianti della Galleria. Dalle linee essenziali del primo Ristorante Cracco allo sfarzo del nuovo Cracco, in uno scenario che porta la firma di Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli che hanno creato un connubio architettonico tra la seconda metà dell’800 e Gio Ponti.
Ci si tuffa nell’eleganza fin dal piano terra, col Cafè con pareti in stucco, dipinte a mano a motivo damascato, pavimento in mosaico e il bancone-bar della fine dell’800 portato da Parigi. Qui la proposta gastronomica è più semplice rispetto al Ristorante, per pranzi veloci e cene informali.
Poi ecco lo spazio dedicato alla pasticceria e alle creazioni in cioccolato del pastry chef Marco Pedron: dalle brioche del mattino alle torte, dalle praline ai biscotti, da gustare sul posto o portar via.
Al primo piano una sala d’accoglienza rivestita con una boiserie grigio-azzurra e una carta da parati dipinta a mano a grandi corolle floreali fa da introduzione al Ristorante vero e proprio, articolato in tre sale e due privé.
Nel seminterrato la cantina, dalle pareti rosso lacca e la scaffalatura in legno d’abete, ospita oltre 2000 etichette e oltre diecimila bottiglie, con un’importante selezione di vini soprattutto italiani e francesi, ed è dedicata, oltre che alla vendita, alle degustazioni.
Ad aprile, inoltre, partirà il progetto “Galleria Cracco”, che coinvolgerà una serie di artisti italiani contemporanei nel realizzare tre volte l’anno interventi site specific per le “lunette” dell’ammezzato, trasformate in tre vetrine d’arte fruibili giorno e notte dagli oltre 100.000 visitatori quotidiani della Galleria. L’idea è nata in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Paridevitale e Sky Arte HD, ed è espressione della volontà dello chef di mettere a disposizione uno spazio in cui sperimentare, in cui la creatività diventa il fil rouge tra cibo, architettura, design, arte, e dove l’eccellenza del saper fare italiano, declinata in forme diverse, diventa la vera protagonista.
Tratto da repubblica.it