E-commerce? I brand lo vogliono in-house. Ci pensa anche Moncler

L’e-commerce del lusso sembra aver inaugurato una nuova fase, quella che porta alla gestione diretta da parte delle aziende. L’ultima ipotesi di ‘rientro’ riguarda Moncler. L’ipotesi è avanzata da Mediobanca, a seguito del roadshow americano tenuto insieme al brand. Attualmente, fa sapere una nota degli analisti di Piazzetta Cuccia, le vendite e-commerce del marchio di piumini incidono per l’8% su quelle complessive e sono gestite per metà direttamente, grazie a una sinergia con Ynap, e per metà tramite e-tailer terzi. La parte gestita direttamente (attraverso Ynap), spiega il report, sta crescendo double digit in maniera stabile, e il gruppo potrebbe decidere di riportarla in-house, sulla scia dei test effettuati sulla piattaforma coreana, un mercato che non è gestito da Ynap. L’esperienza in Oriente, insomma, potrebbe consentire al marchio guidato da Remo Ruffini di comprendere i rischi, ma anche le opportunità, di gestire il business dell’e-commerce internamente. Come target a medio-termine, “le vendite sul sito monomarca potrebbero arrivare a incidere per il 10% su quelle complessive”, hanno stimato gli esperti di Mediobanca.

Moncler potrebbe dunque accodarsi a una serie di brand che, dopo essersi affidati per lungo tempo a un player forte nel campo (come Ynap), adesso vogliono riportare all’interno la gestione dei propri e-commerce. L’annuncio più recente e più significativo in questo senso è stato quello di Kering che, pochi giorni fa, ha reso noto di aver messo fine alla joint venture con Ynap, costituita nel 2012, a favore di una gestione internalizzata dei propri e-store.Sempre quest’anno, anche Aeffe aveva annunciato di aver messo un punto alla partnership con Ynap, dopo 9 anni, nell’ottica di una maggiore integrazione tra on e offline. Per arrivare alla tanto desiderata “omnicanalità” (un termine sempre più in voga nel retail), il marchio proprietario di brand come Moschino e Alberta Ferretti ha deciso di occuparsi direttamente degli store online dei suoi brand “grazie alla creazione di un team ad hoc”.Le motivazioni dietro questa strategia che sembra farsi sempre più strada tra i marchi della fashion sono diverse, e non solo di natura economica.

Kering, ad esempio, ha inserito questa decisione all’interno di un documento più ampio sulle “nuove linee guida della strategia digitale”, che ha incluso anche lo sviluppo di app in partnership con Apple per lo staff dei negozi, l’adozione di tecnologie all’avanguardia per i pagamenti e l’offerta di comunicazioni ed esperienze personalizzate ai clienti grazie all’analisi dello storico dei comportamenti d’acquisto.Aeffe, dal canto suo, aveva motivato il suo nuovo progetto come un passo in avanti nell’ottica di “una ottimizzazione dell’integrazione tra i canali di vendita, fisico e online, al fine di rendere il dialogo con i consumatori finali sempre più fluido anche attraverso un efficace servizio personalizzato”.Dopo anni in cui i brand si sono messi nelle mani di colossi specializzati in vendite online, insomma, sembra giunto il momento di ‘appropriarsi’ della loro gestione, in modo più coerente con l’immagine dei brand e in linea con le esigenze dei consumatori.

Fonte: pambianconews.com

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