Farfetch crede nel potere dei negozi fisici per il settore lusso

In una recente intervista, Neves ha affermato che circa il 90% dei prodotti di lusso sono ancora distribuiti da negozi fisici e che secondo lui, solo un terzo, se non addirittura un quarto, delle vendite di prodotti di lusso saranno realizzate online in futuro. Infatti, sostiene, i clienti del lusso preferiranno sempre l’esperienza reale al virtuale. Tale previsione è positiva per Farfetch , visto che il suo business, basato su prodotti venduti in un network di circa 700 boutique di lusso in tutto il mondo, si basa appunto sull’esistenza e sul buon funzionamento di questi punti vendita.

Diversamente dai suoi concorrenti Yoox-Net-A-Porter e MyTheresa, Farfetch infatti non acquista stock di prodotti ma agisce da intermediario tra i negozi e i clienti. Lungi dal presentarsi alle boutique, spesso indipendenti, come un gigante delle vendite online pronto a schiacciarle, José Neves ha concepito Farfetch come un mezzo per aiutarle a sopravvivere e a prosperare. Ciò significa che le boutique possono veder crescere esponenzialmente le loro esportazioni, senza doversi preoccupare di effettuare consegne o gestire costi di dogana. 

Il CEO ha aggiunto che il suo attaccamento alle boutique fisiche risale alla sua esperienza con Swear, il brand di calzature da uomo che ha lanciato negli anni ’90 con un piccolo negozio a Covent Garden, a Londra. Dopo il 2000 e con lo scoppio di una recessione a livello mondiale, ha infatti compreso che i negozi i cui gli affari continuavano a fiorire erano quelli che avevano creato una presenza su Internet, da cui l’idea di Farfetch. Nononstante tutto, proprio la sua esperienza lo ha portato ad affermare che la vendita in negozio può avere qualcosa di magico, per il design, la musica, i prodotti esposti, lo staff di vendita, il livello di servizio, che difficilmente possono essere eguagliati in un contesto online.

Tratto da Fashion Network

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