Il boom del franchising: occupazione e fatturato in crescita

“Quasi quasi mollo tutto e mi metto in proprio”. Magari aprendo un franchising. In tempi di disoccupazione e di stress da lavoro, a scegliere di iniziare un’attività in franchising sono in tanti, come si legge nel rapporto dell’associazione Assofranchising. Il rischio è minore rispetto a chi parte da zero, grazie alla tutela del franchisor, che mette a disposizione marchio, esperienza e assistenza. E i risultati non deludono: il giro d’affari che ruota intorno al settore nel 2017 valeva 24.545 miliardi di euro, con un aumento del +2,6% rispetto al 2016.

Il sistema aiuta l’occupazione e l’imprenditoria in particolare al Sud Italia, e attrae i più giovani, stanchi di mandare curriculum a vuoto e desiderosi di mettersi alla prova come gestori di se stessi. Secondo il rapporto di Assofranchising, quasi il 90% dei franchisee, cioè l’affiliato che acquista i diritti, ha un’età compresa tra i 25 e i 45 anni e uno su quattro ha un’età compresa tra i 25 e i 35 anni.

Volumi in aumento, record all’estero. Il franchising italiano piace sempre di più all’estero, con una crescita del +28,1% dei punti vendita di insegne del nostro Paese in Europa e nel resto del mondo, per un totale di 10.079 negozi alla fine del 2017. Aumentano anche i punti vendita sul territorio nazionale, che segnano il +1,9% nel 2017 rispetto al 2016. A livello di regioni italiane, la Lombardia si conferma l’area con più insegne, in totale 256, seguita dal Lazio, con 104, e dalla Campania, con 89. Il tutto in un settore con volumi complessivi che dal 2014 al 2017 sono cresciuti del +5,7% e punti vendita saliti del +3,8%. Unico calo quello del numero delle insegne di franchising che in tre anni è diminuito del -1,3%, “un segno fisiologico e assolutamente normale”, secondo quanto ha spiegato Assofranchising, “per quanto riguarda le realtà più piccole che non riescono ad affermarsi in fase di startup”. 

Piace il cibo, scendono i viaggi. Ma quali settori sceglie chi si affaccia al franchising? Tutto quello che riguarda il cibo mostra una tendenza positiva, dalla ristorazione con specialità e prodotti tipici alla grande distribuzione, che avanza grazie a insegne in discount e proposte orientate al biologico. Hanno riscontri positivi anche le palestre e i centri estetici, come anche le cliniche e i servizi di ambulatorio per la salute, l’automotive e tutto il settore della cosmesi e dell’immobiliare in franchising.

Scontano invece la concorrenza dei servizi online e delle nuove forme di ospitalità le agenzie di viaggio e in generale la categoria dei viaggi e del turismo. Resta stabile però l’industria alberghiera. Percentuali negative anche per l’abbigliamento e i servizi per l’infanzia, che, con il crollo delle nascite di bebé in Italia, tornano ai livelli del 2014. In calo anche i marchi di parrucchiere.

Tratto da repubblica.it

 

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?