Il retail? Sarà sempre più duale

Amazon è al centro dell’attenzione della nostra business community. Tuttavia la creatura di Jeff Bezos non è l’unico di-sruptor che ridisegna il futuro del retail americano e mondiale. Ancor più interessanti sono le mosse poste in atto da Walmart per non perdere terreno a favore del maverick di Seattle. A tal proposito il confronto tra i due ci ricorda un famoso aneddoto (vero o falso che sia).Si dice che la NASA abbia speso milioni di soldi pubblici per dotare gli astronauti di una penna che scrivesse in assenza di gravità, mentre i russi continuarono ad usare semplici matite. Ebbene, le più recenti soluzioni di Walmart ricordano appunto la semplicità dei russi. Amazon insiste con il modulo Prime ad assorbire costi cospicui poiché nessuno può convincerci che fare consegne a domicilio in un’ora o in un giorno di acquisti dell’importo di 5-10 € sia un affare con-veniente. Inoltre, ha aperto le prime librerie fisiche a NYC, i primi Amazon Go senza casse a Seattle e gli Amazon Fresh Pickup in altri luoghi e, dato che il concetto di “economie di scala” sembra avere ancora senso, anche queste scelte sembrano strade dispendiose. Insomma, questo preliminare (e molto limitato) ritorno alla materialità di Amazon dopo anni di retorica sulla sua progressiva sostituzione dei click ai brick è particolarmente interessante.Eccoci, pertanto, di fronte a serie riflessioni sul reale impatto di Internet nel campo della distribuzione al dettaglio. Per chiarezza partiamo da due assiomi su cui si fondano inevitabilmente le strategie dei due arcirivali. Walmart, è certo, rappresenta l’eccellenza assoluta in due campi: a) il silent sellingb) la logistica al consumo. Dispone di più di 45 milioni di m2 di superficie di vendita nei suoi 4700 store. Ha una flotta di 6700 truck che raggiungono capillarmente tutto il territo-rio Americano ed è artefice del più grande processo distributivo mai messo in atto da un’azienda privata. Il suo assortimento conta più di un milione di voci e questo rappresenta l’altro lato della medaglia: la possibilità di mettere tutto (o quasi) a disposizione di un mercato progressivamente più decentralizzato. Walmart, con i suoi negozi fisici, sfrutta al massimo il silent selling o libero servizio, ovvero la disponibilità dei consumatori finali a recarsi loro (!) nei punti di acquisti in cambio di “prezzi bassi tutti i giorni”. Amazon ha adottato un’altra strategia: distribuisce via Internet l’informazione sulla disponibilità e sul prezzo di “tutto” (in questo caso parliamo di un assortimento, si dice, di quasi 200 milioni di SKU) per riceverne un feedback e poter procedere poi alla distribuire capillarmente gli acquisti ai soggetti eco-nomici che non si spostano da casa loro.Nel primo caso (Walmart) esistono dei vantaggi di costo grazie agli enormi volumi movimentati dai punti di vendita. In negativo, dato che i clienti non esplicitano a priori la propria domanda, la gestione delle scorte e le scelte assortimentali sono frutto di previsioni estrapolate dal passato e dunque più complesse e meno precise. Nel secondo caso (Amazon) i vantaggi risiedono nella diversa filosofia del buying, della gestione del magaz-zino e delle scorte.

Tratto da: InStoreMag

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