Il sistema moda italiano punta ai 90 miliardi nel 2018

Il fashion, inteso come abbigliamento e accessori, è cresciuto +2,8%. Abbiamo avuto un luglio fantastico, con una crescita del +4,2%. Ci sono dei segnali positivi. La moda ha recuperato il gap dalla crisi del 2008-2009, ed è uno dei pochi settori ad averlo fatto e questo è positivo. Ma abbiamo davanti il futuro e le sue sfide, che si chiamano digitalizzazione e sostenibilità” e “se non facciamo sistema non andiamo da nessuna parte”. 

“Nel mondo globale non si può guardare ai capitali ma alla conservazione del marchio”, ha continuato Capasa, facendo riferimento alle recenti acquisizioni di marchi italiani finiti all’estero. “Se diventano invece acquisizioni industriali per poi spostare le produzioni all’estero non va bene”.Nella filiera della moda italiana esiste il problema del lavoro nero “ma lo abbiamo ridotto del 16% dal 2010 al 2015, grazie ad aziende che stanno controllando la filiera”, ha aggiunto il numero uno di CNMI, e “molti irregolari lavorano per il fast fashion, che non fa bene al sistema: inquina, non rispetta le regole di sostenibilità sociale, ingolfa le discariche perché i capi vengono indossati per troppo poco tempo”. 

Di contro dobbiamo anche dire “se ci sono 4.000 irregolari in Italia, solo a New York sono 12 mila e in Oriente non si contano. Ma questo non ci basta: noi dobbiamo arrivare a zero, il numero giusto noi sarti e artigiani irregolari è zero”.

Tratto da fashionnetwork.com

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