Inditex cresce online del 43 per cento

Prosegue la crescita di gruppo Inditex. Il colosso spagnolo, titolare di 8 insegne – Zara e Zara Home, Bershka, Stradivarius, Oysho, Massimo Dutti, Pull & Bear, Uterqüe – chiude l’esercizio 2017 con 23,5 miliardi di euro di fatturato, in crescita del 10% a rete corrente e del 5% a rete costante.

In particolare le vendite su Internet registrano una progressione del 43% e toccano il 10 per cento dei ricavi della multinazionale iberica, una cifra che sale al 12% se si considera solo il perimetro dei Paesi coperti dall’e-commerce.

Il gruppo si è distinto, ancora una volta, per una marcata integrazione tra online e offline che, grazie a 1,8 miliardi di investimenti in tecnologie – compresi Rfid e self checkout -, sta coprendo tutte le insegne e tutte le aree geografiche in Europa, America e Asia.

Nel 2017 l’e-commerce ha raggiunto l’India, Singapore, la Malesia, la Tailandia e il Vietnam. Nel 2018, poi, è prevista l’attivazione del canale Internet anche in Australia e Nuova Zelanda.

L’Ebit, risultato ante oneri finanziari, si attesta a 4,3 miliardi (3.024 milioni dovuti a Zara) in crescita del 12%, mentre l’utile netto si colloca a 3,37 miliardi, con una variazione positiva di 7 punti.

Per insegna hanno avuto performance particolarmente robuste i negozi di casual giovanile Pull & Bear e Bershka e il marchio Oysho, il cui focus è puntato sull’intimo donna.

Nel corso dell’anno sono stati inaugurati 183 negozi – 534 aperture lorde meno 341 ‘assorbimenti’ – con particolare attenzione per le location prime, in crescita del 7,4%, ed è continuato il processo di razionalizzazione attraverso 122 refubishment e 144 ampliamenti. Fra l’altro è stato riaperto il 16 marzo, dopo soli 3 mesi di restyling, il megastore Zara di Roma Palazzo Bocconi, in Via del Corso, che con i suoi 2500 mq è considerato uno dei punti vendita più significativi della rete.

Attualmente il gruppo conta su una rete mondiale di 7.745 negozi. Il grosso delle vendite, sommando online e offline, è concentrato in Europa (60% di cui 16,3% dovuto alla Spagna), mentre al secondo posto si piazzano l’Asia e il resto del mondo (23,2) e al terzo il continente americano (15,6). 

Tratto da distribuzionemoderna.info

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