Jd.com, l’ecommerce asiatico fa shopping in Italia

Con poco più di 2 milioni di utenti, nel 2000 in Cina il commercio elettronico era sostanzialmente sconosciuto mentre oggi, in tempi di esportazioni stagnanti per il Paese del Dragone, la digitalizzazione del business rappresenta una nuova forza economica capace di ridisegnare il volto delle megalopoli cinesi e le abitudini quotidiane dei loro cittadini.

Il consumatore-tipo cinese ha meno di 30 anni, guadagna 600 euro al mese e, mediamente, ne spende 90 in acquisti online; esiste poi una élite, composta da circa 58 milioni di clienti, che spende cifre infinitamente maggiori, non bada a spese e pretende velocità di consegna: sono i super ricchi che, per capacità d’acquisto, rappresentano i “grandi utenti”.
Superati gli Stati Uniti, dal 2013 la Cina è il maggiore mercato del mondo per l’eCommerce: oltre 400 milioni di consumatori che generano un fatturato complessivo vicino ai 600 miliardi di euro, secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto della Fondazione Italia-Cina, dove si legge che le vendite online, a fine 2015, hanno rappresentato circa il 15% del totale retail e le previsioni per i prossimi cinque anni (quando, secondo le previsioni di Bain & Company le transazioni dell’eCommerce in Cina raggiungeranno valori tali che collocheranno il mercato a un livello superiore all’unione dei mercati giapponese, inglese, americano, tedesco e francese) ipotizzano una crescita del 24% del totale con punte del 55% nell’elettronica di consumo, del 50% nella cosmesi e del 35% nell’abbigliamento.

Alibaba e Jingdong Mall, meglio nota come Jd.com (nata nel 1998 come 360buy per iniziativa di Liu Qiangdong, n.d.r.) rappresentano i market place che si contendono la leadership cinese, mentre Vip.com, Suning, Dangdang e Amazon China hanno un ruolo di secondo piano. Proprio con l’obiettivo di portare un attacco ad Alibaba, Jd.com ha recentemente incontrato 140 aziende rappresentanti delle eccellenze italiane per inserirle all’interno della propria piattaforma.
Quotata al Nasdaq, Jingdong Mall in Cina è il primo canale per vendite mediate (ossia dove il marchio noleggia uno spazio promozionale sul sito) e secondo per quelle dirette, con il 23% di quota di mercato (primo è Tmall di Alibaba con il 57%); i suoi clienti (169 milioni di iscritti per oltre 3,8 milioni di ordini ogni giorno) spendono in media 47 euro per transazione contro una media di 20,5 euro dei concorrenti, conta una rete proprietaria composta da 209 magazzini in 50 città cinesi, da Xi’an a Chengdu, da Wuhan a Guangzhou, che distribuiscono gli ordini in 5.987 centri di consegna, permettendo all’85% dei prodotti acquistati di arrivare entro lo stesso giorno dell’ordine o in quello successivo.

Il grosso contributo allo sviluppo del commercio elettronico in Cina è stato fornito dallo sviluppo del ceto medio, sempre più predisposto ad acquisti sul web grazie ad una maggiore consapevolezza dei prodotti, all’acquisto di beni di medio-alta qualità e all’attaccamento ai brand; stime degli addetti ai lavori valuta intorno all’80 % la percentuale dei clienti dei brand locali che effettua acquisti ripetuti sul web.
A sostegno dell’eCommerce, inoltre, si è mosso anche il governo di Pechino che ha ridotto la tassazione delle merci esportate verso la Cina e destinate agli acquisti online all’11,9%.

tratto da www.ecommercemagazine.it

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