Lego, Mattel, Hasbro: quando il gioco si fa duro

Dal Giappone alla Danimarca è partita la guerra dei protagonisti della grande battaglia globale per il dominio del lucroso mercato dei giochi e videogiochi. 

Una battaglia che vede vecchi e nuovi protagonisti anche investi inedite: la Lego, gloriosa compagnia di mattoncini fondata nel 1934 dal falegname danese Ole Kirk Christiansen, è entrata l’anno scorso nel settore dei videogiochi. La Nintendo segue la via opposta, che la riporta peraltro alle origini, visto che sta debuttando nei giocattoli di carta e legno old fashioned, non senza la particolarità però che sono gestibili via Internet. E nel comparto elettronico c’è da registrare il ritorno della Atari, uno dei nomi storici dell’intrattenimento al computer del quale si erano perse le tracce da un quarto di secolo. 

Mattel, Hasbro e gli altri protagonisti dei giochi tradizionali, intanto, stanno affilando le armi soprattutto per penetrare nell’importantissimo mercato cinese, basato soprattutto sulle vendite online. Del resto, c’è da fare i conti con il fallimento della maggior catena al mondo di distribuzione tradizionale, l’americana Toys R Us che ha chiesto il Chapter 11 nel settembre 2017 e sul cui destino in pochi scommettono.

La svolta, in atto a tempi accelerati, è il crescente ruolo dei brand cinesi della rete come alleati indispensabili per arrivare sui mercati globali, per raggiungere sempre più clientela infantile e giovanile. E perché il decollo ininterrotto del mercato dei giocattoli cinese ha trasformato Pechino da location di produzione a basso costo a sbocco principale della produzione. Come nel mercato dell’auto e in altri comparti-chiave dell’economia mondiale.

Si spiega così Lego che ha stretto un’alleanza con Tencent per sviluppare insieme giochi online e anche puntando alla creazione, in sinergia, di un social network per i giochi dedicato soprattutto ai bambini cinesi, sempre piú digitali come l’economia del loro Paese. 

Tratto da Affari&Finanza

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