McKinsey e BoF: l’Asia traina il business della moda

Generando oltre la metà delle vendite online a livello globale e dando casa a due terzi delle startup di e-commerce da oltre un miliardo di dollari, l’Asia è il continente cui guardare per calibrare le strategie dei marchi, a partire dalla moda.

 La conferma arriva anche dall’ultimo rapporto elaborato da McKinsey & Company assieme a The Business of Fashion (BoF). Il 2018 passerà infatti alla storia per essere l’anno in cui il 50% del giro d’affari di abbigliamento e calzature (un settore da 2.500 miliardi di dollari, 2.108 miliardi di euro) sarà prodotto fuori dall’Europa e dal Nord America, con l’Asia Pacific, ma anche l’America latina e l’Africa patria di Millennials come regioni trainanti dei consumi. 

 Se la crescita media del settore oscillerà tra il 3,5 e il 4,5%, a mettere il turbo saranno i mercati emergenti, in particolare India, Vietnam e Cina: stando al rapporto The State of Fashion 2018 contribuiranno a una crescita del fatturato dell’industria della moda tra il 6,5 e il 7,5%, mentre le nazioni emergenti europee (Romania, Russia e Turchia) registreranno un incremento tra il 5,5 e il 6,5%. Più in stallo i mercati maturi del Nord America e dell’Europa con un incremento tra l’1 e il 3%. 

«Ci troviamo a un punto di svolta importante», spiega Imran Amed, fondatore di BoF. «I leader del settore si stanno attrezzando per continuare a crescere in un contesto in continua evoluzione, con nuove tecnologie, nuovi consumatori e uno scenario macro-economico imprevedibile, che impone loro di cambiare rapidamente strategie e modelli operativi». 

I nuovi consumatori chiedono personalizzazione dell’esperienza di marca in primis (è il trend numero uno per il 2018), intelligenza artificiale e piattaforme online per decidere il come e il quando approcciare una marca. Oltre a servizi mobile.

 Si calcola infatti che grazie alla «mobile obsession» e al conseguente boom dei pagamenti online il valore delle transazioni via smartphone crescerà tra 8 e 20 volte rispetto al 2015. Con un picco in America latina (+19%).

Dice ancora il rapporto: «I consumatori si aspetteranno dai marchi di moda di spendere sempre meno per le transazioni mobile». Mentre in America il 55% delle ricerche su un brand comincia da Amazon e in Cina il canale off price segnerà un +75% l’anno prossimo rispetto al 2015.

Per competere in un simile scenario l’opzione indicata è innovare. «Brand e retailer hanno smesso di interrogarsi sulla possibilità di collaborare o meno con le piattaforme online», afferma Antonio Achille, senior partner e global head of luxury di McKinsey. «Il focus è sulle modalità più efficaci per farlo, avviando partnership vincenti».

Un terzo dei manager del settore intervistati ritiene che il dominio delle piattaforme online costituirà uno dei trend principali definiti dai consumatori nel 2018. 

Ulteriori scenari si riferiscono al sistema stesso della moda e riguardano l’importanza della sostenibilità, da un lato, e dei benefici dell’intelligenza artificiale all’interno di tutta la catena del valore dall’altro. «La moda sta rimanendo indietro rispetto ad altri settori in termini di utilizzo dell’intelligenza artificiale, anche se ne ha compreso l’importanza», aggiunge Achille. «Questo ambito ricoprirà in futuro un ruolo fondamentale come strumento per reinventare il design, il merchandising e il marketing». 

Si calcola che nei prossimi due anni oltre il 75% dei marchi fashion investirà nell’interazione tra clienti e macchine oltre i tradizionali processi dei robot intelligenti, ma creando nuovi ponti tra creatività e tecnologia.
Ci sarà, infine, più polarizzazione tra marchi vincitori e vinti.

 «Le aziende leader generano il 144% dei profitti complessivi del settore e cresceranno più velocemente e in modo più profittevole», sottolinea il global head of luxury di McKinsey. Una lezione da fare propria? Secondo il rapporto «l’apertura, la flessibilità e la collaborazione tipica delle startup potranno fare da esempio nelle aziende tradizionali».

 Tratto da Italia Oggi

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