Non solo Amazon, ecco i braccialetti d’Italia

Fast food, trasporti, supermercati, call center, Asl, aziende metalmeccaniche. 

Sembrano superati i tempi in cui, cinque anni fa, la sperimentazione di un microchip addosso a baristi e cassieri di un’area di servizio My Chef faceva insorgere i sindacati. I motivi di sicurezza non convinsero nessuno. 

Di fatto qualsiasi sistema che immette il lavoratore in una rete può essere utilizzato per controllarlo. Un esempio? Se si ordina cibo in una catena come JustEat o Glovo, si riceve un messaggio che avvisa quando il vettore ha prelevato il cibo e quando si avvicina al nostro domicilio. Un servizio reso possibile da un geolocalizzatore che, volendo, potrebbe essere usato per controllare chi lavora. 

E ancora: in alcune catene di boutique è stato installato un contapersone che offre la possibilità di controllare quanti acquisti si realizzano rispetto alla clientela entrata nel negozio. 

I supermercati sono invece parecchio avanti. Il Corriere Veneto ha documentato l’uso in alcuni supermercati da Despar a Pam, a Arca, di auricolari, collegati con il computer, attraverso cui il magazziniere riceve gli ordini da preparare. Alla fine di ogni ordine parte automaticamente il successivo. Il sistema agevola il lavoro di ricerca. Ma le tecnologie non sono neutre: secondo il sindacato questa serve a controllare a distanza i lavoratori. 

Amazon per ora non ha confermato il progetto di dotare i packers, cioè gli impacchettatori, del famigerato braccialetto. Ma ormai da tempo ha fatto altro: ha sostituito l’attività dei pickers, cioè coloro che scarpinavano per chilometri per prelevare i pacchi dagli scaffali e portarli ai packers, con dei robot.

Tratto da corriere.it

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