Non solo moda & turismo: Alipay guarda ai piccoli negozi italiani

In Cina è uno dei pagamenti digitali più diffusi. Nel Paese di mezzo Alipay, la piattaforma fintech di Ant financial, a sua volta controllata dal colosso dell’ecommerce cinese Alibaba, è negli smartphone di poco meno della metà dei cittadini. Oltre 600 milioni di utenti registrati. Se si sommano i clienti globali, si arriva a 870 milioni di persone. Parlare la stessa lingua di Alipay significa aprire i portafogli di milioni di potenziali clienti. Ed è quello che stanno facendo in Italia grandi catene e negozi per tesaurizzare i flussi crescenti di turisti cinesi.

Gli ultimi dati, forniti da Istat e Confturismo, indicano che nel 2016 3,79 milioni di cinesi hanno visitato l’Italia. Sono la quarta nazionalità per numero di visitatori, dopo tedeschi, francesi e americani. E sono destinati a crescere: nel 2018, anno europeo del turismo cinese, ci si attende che crescano del 4%. Nel Belpaese il viaggiatore della Cina tende a spendere più che altrove: 918 euro lo scontrino medio. 

La strategia, quindi, è semplificare i sistemi per spendere. Anche perché i turisti cinesi hanno un limite ai contanti che possono esportare fuori dalla madrepatria: 10mila euro. La campagna europea di Alipay si basa su accordi con le banche. 

Ora la fase due dell’espansione in Italia guarda a negozi più piccoli. Clienti degli istituti partner che sono interessati a entrare nel circuito Alipay per farsi notare da una fetta di turisti disposti a spendere. Magari regalando coupon e sconti per avvicinarli. 

Inoltre l’azienda fintech punta a sdoganare Alipay per le piccole transazioni. In Germania i negozi di quartiere, che lo hanno capito, si sono attrezzati per accettare le spese dei giovani universitari, che campano della paghetta dei genitori versata in renminbi. Oltre alla moneta di Pechino Alipay supporta 26 valute. E sta inglobando alcuni portafogli digitali e piattaforme fintech in Asia. Non solo Cina, quindi: in un domani non troppo lontano attraverso il sistema di Alibaba potrebbero pagare anche turisti indiani (dove ha 200 milioni di iscritti), coreani o pachistani.

Tratto da wired.it

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