Rossopomodoro passa a fondo OpCapita

Il food italiano attrae non solo i clienti ma anche gli investitori. Dopo che due anni fa il colosso Unilever si è aggiudicato la catena di gelaterie Grom e dopo che nei mesi scorsi Old Wild West (gruppo Cigierre controllato a sua volta dai fondi Bc Partners e Vam Investments) ha consolidato la sua presenza nel settore della ristorazione veloce rilevando il competitor America Graffiti, mentre il fondo Permira ha comprato La Piadineria dal gruppo Dea Capital , ora è la volta nel primo operatore nazionale nel settore delle pizzerie. Mentre, proprio in queste ore il fondo Aksia ha definito l’acquisizione del produttore emiliano di piadine, tigelle e basi per pizza, Crm.

Dopo mesi di trattative, infatti, il fondo inglese Op Capita (assistito dall’advisor Lazard) ha battuto la concorrenza proprio di Old Wild West e si è aggiudicato il controllo di Rossopomodoro, la società fondata nel 1997 da Franco Manna (e alla quale nel 1999 si è avvicinato anche l’ex calciatore Fabio Cannavaro). A cedere la quota di maggioranza (70%) è il fondo Change Capital Partners (assistito da Rothschild), che aveva rilevato la proprietà nel 2011 per un controvalore vicino ai 50 milioni.

Quindi il gruppo Sebeto (che oltre a Rossopomodoro controlla e gestisce i marchi Anema&Cozze, Rossosapore e Ham) cambia nuovamente padrone e management. L’obiettivo è applicare la strategia di internazionalizzaione della catena di pizzerie, che oggi dispone di 60 ristoranti in Italia e di 20 all’estero (Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Danimarca, Turchia e persino Islanda). Op Capita è un fondo specializzato nella gestione di società retail avendo in portafoglio le catene La Sirena (società spagnola specializzata nei cibi congelati), Merkal Calzados (abbigliamento) e The Football Pools (articoli sportivi).

La società proprietaria di Rossopomodoro ha chiuso il 2017 con un giro d’affari consolidato superiore a 70 milioni e un ebitda di oltre 8 milioni. Mentre nel 2016 il fatturato ammontava a 51,99 milioni a fronte di una perdita di 4,6 milioni (legata agli oneri finanziari successivi alla fusione per incorporazione della holding che nel 2011 aveva utilizzato il fondo Change per l’acquizione) e un debito 23,42 milioni nei confronti delle banche.

Tratto da milanofinanza

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