Shein apre il primo negozio mondiale a Parigi. Ma la battaglia infuria
Può un’apertura di 1.200 metri quadrati incendiare le cronache dell’intera Europa? Sì, almeno se si tratta di Shein, tanto diffuso, quanto controverso.
L’e-commerce cinese, con un fatturato 2024 stimato di 38 miliardi di dollari dovuti a 150 nazioni, inaugurerà, mercoledì 5 novembre, il suo primo negozio fisico in assoluto presso il centro commerciale Bhv Marais, nel centro di Parigi.
Le motivazioni della proprietà
Lo ha reso noto Société des grands magasins, proprietaria del Bhv, grazie a un post su Instagram, firmato dal presidente e proprietario di Sgm, Frédéric Merlin, il quale ha detto la sua in una lunga lettera pubblica, affermando che ha preso questa decisione perché si tratta di una prima mondiale, perché moltissimi apprezzano Shein, perché il business non si fa con le polemiche, ma con i fatti e seguendo regole precise, che qui sono state rispettate.
Il giovane imprenditore, 35 anni, che già possedeva 16 attivi commerciali, ha rilevato lo storico Bazar de l’Hôtel de Ville (anno 1856) nell’autunno 2023, per una somma che è rimasta top secret.
A vendere il centro, un departement store del lusso di 35mila mq di superficie utile, è stato il gruppo Galeries Lafayette, che ha ceduto anche un secondo Bhv, presso il centro Westfield Parly2 di Le Chesnay-Rocquencourt, a una ventina di chilometri dalla capitale.
Merlin sta cercando di rilanciare il complesso e con buoni risultati: il giro d’affari di Sgm ha toccato, nel 2024, i 430 milioni di euro, mentre, al momento del deal, l’attivo principale presentava un fatturato di 350 milioni di euro. E infatti, lo scorso anno, Bhv dichiarava un Ebitda interessante, di 5 milioni di euro.
In quest’ottica rientrano appunto aperture che, come quella di Shein, costituiscono una vera novità.
Un mese di guerra
Ma, come accennato, l’inaugurazione è stata accompagnata da una battaglia senza esclusione di colpi e protrattasi per un mese.
Per esempio, venerdì 10 ottobre i lavoratori del Bhv hanno proclamato, per il caso Shein, uno sciopero di tre ore, seguito da una conferenza stampa.
Una delle finanziatrici, Banque des Territoires, di Caisse des Dépôts et Consignations, l’equivalente alla nostra Cassa depositi e prestiti, si è ritirata dagli accordi stipulati con Sgm per l’acquisto dell’immobile del Bhv, motivando la cosa con una sopravvenuta mancanza di fiducia.
Serge Papin, Ministro delle Pmi, del Commercio, dell’Artigianato, del Turismo, degli Appalti e del Potere di acquisto, nonché ex Pdg del gruppo distributivo Coopérative U, ha fortemente deprecato l’opening, mentre vari retailer attivi nel centro si sono ritirati dalle iniziative legate alla campagna natalizia.
Un putiferio. Le ragioni principalmente dipendono dalla volontà di difendere il comparto dell’abbigliamento e moda dall’ultra fast fashion, che, con prezzi stracciati, esercita una concorrenza ai limiti del possibile, mette in ginocchio il settore e moltiplica i volumi di rifiuti tessili.
Tant’è vero che, dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore, nell’Esagono, una norma che, fra l’altro, vieta di fare pubblicità ai prodotti ultra-fast, mentre verranno incoraggiati, con uno sconto fra 6 e 25 euro, quei consumatori che fanno riparare i propri capi.
Legge richiesta anche da una parte delle istituzioni italiane, ma al momento esclusa dal Ddl Concorrenza per mancanza di tempo: infatti il testo del decreto è già stato approvato, in prima lettura, dal Senato, il 29 ottobre 2025.
Ma non è finita qui. Shein, in Francia, ha pagato tre multe, per un ammontare complessivo di 191 milioni di euro a causa di pratiche commerciali scorrette e per mancato rispetto di un’opportuna gestione dei cookie.
Un’accusa gravissima
Come se non bastasse a pochi giorni dall’apertura del primo negozio Shein mondiale, che anticipa altri 5 opening francesi in altrettante Galeries Lafayette, è esplosa un’altra bomba, tanto violenta che le Galeries, il 4 ottobre, hanno disdetto il contratto di gestione che le legava, per sette insediamenti – Angers, Digione, Grenoble, Le Mans, Limoges, Orléans e Reims – a Sgm, la quale ora dovrebbe rinominarli in altrettanti Bhv.
Il sito cinese è accusato, con tanto di foto pubblicate su Le Parisien, di avere messo in vendita bambole di 80 cm di altezza raffiguranti bambine, con esplicita indicazione di un uso per fini sessuali.
Un rilievo pesantissimo, quello sull’incitamento alla pedopornografia: l’e-commerce cinese si è dichiarato all’oscuro – si tratta anche di un marketplace popolato da venditori terzi -, si è scusato e ha tolto immediatamente di mezzo i prodotti. Ma intanto la Procura di Parigi sta indagando, per capire lo svolgimento del caso e accertare di chi sia la responsabilità.
Roland Lescure, Ministro dell’Economia, ha minacciato, se il fatto si ripetesse, la messa al bando di Shein dalla terra francese. E, sempre nel proprio post, Frédéric Merlin ha condannato, come tutti, l’avvenimento è si è detto in attesa di chiarimenti da parte dell’e-commerce cinese.
In seguito alla vicenda delle bambole porno, Sébastién Lecornu, Primo ministro francese, ha deciso di sospendere le vendite del sito cinese nell’Esagono. Ma Shein, in contropiede, si è autosospeso, prima che scattassero le procedure necessarie (in seguito però il provvedimento è stato revocato, grazie all’impegno di bandire tutti i prodotti illegali).
L’autorità giudiziaria sta indagando anche su altri marketplace orientali.
Frédéric Merlin ha confermato che i sette negozi Lafayette, sviluppati da Sgm, passeranno sotto il marchio BHV.
L’inaugurazione di Shein a BHV Marais si è svolta in un clima molto teso e paradossale, tra manifestazioni di protesta, da un lato, e folla di pubblico interessato, fuori dagli ingressi fin dalla mattina presto.
Fonte: distribuzionemoderna.info


