Adyen, Pieter van der Does: «Addio offline e online: l’omnicanalità è già il futuro»

Parla il ceo della piattaforma europea di pagamenti digitali in occasione dell’annuncio dei risultati finanziari 2020: “La pandemia ha consacrato la multicanalità. Torneremo alla normalità ma la svolta ibrida sarà irreversibile”.

«La nostra visione non solo è rimasta la stessa, ma è stata confermata dalla pandemia che ha evidenziato l’importanza strategica di essere multicanale. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di sviluppare una piattaforma di pagamento “omnichannel” capace di collegare tutti i punti, dal negozio all’online. I commercianti multicanale si sono rivelati più resistenti alla crisi e sono riusciti a proteggere il loro business passando facilmente da un fronte all’altro. Questa esperienza sarà per loro un vantaggio competitivo nel prossimo futuro».

Negli ultimi mesi la pandemia ha scalfito certezze granitiche e messo in discussione paradigmi consolidati in ogni settore, ma per Pieter van der Does, ceo di Adyen, ha rappresentato qualcosa di diverso e contrario. L’esperienza pandemica, spiega a Repubblica il numero uno della piattaforma europea di pagamenti digitali commentando in esclusiva per l’Italia i risultati finanziari del 2020, non ha fatto altro che confermare la bontà dell’avventura imprenditoriale lanciata nel 2006 insieme ad Arnout Schuijff. Dopo 15 anni Adyen si presenta infatti come uno dei pochi campioni digitali europei in grado di competere con altri big globali dell’e-payment. E il risultato è che la sua creatura tecnologica (una piattaforma di gestione dei pagamenti online, mobile e via Pos che copre tutta la catena del valore del pagamento, dalla prevenzione delle frodi all’autorizzazione della transazione, e che sgrava l’azienda dalle preoccupazioni gestionali dei processi di pagamento) continua a macinare clienti, transazioni, ricavi e utili.

«I risultati sono importanti anche se la nostra è stata e continua a essere una strategia di lungo termine», sottolinea van der Does durante l’intervista. Tuttavia, sono proprio i numeri a dare una chiara indicazione della crescita e delle ambizioni globali della società. Nel 2020 Adyen ha infatti registrato ricavi netti per 684 milioni di euro, in crescita del 28% rispetto all’anno precedente, e un Ebitdapari a 402 milioni di euro (+27% rispetto al 2019) per un margine operativo lordo del 59%. A livello globale la piattaforma di Adyen ha gestito transazioni per 303,6 miliardi di euro e a tirare la volata nell’anno della pandemia è stato anche all’allargamento del portafoglio clienti: alle varie Facebook, Uber, Spotify, Microsoft e L’Oreal, e si sono aggiunti altri big come GoPro, Thalys, Verisure, Ralph Lauren e Fossil. E altrettanto è avvenuto in Italia con gli ingressi di realtà come Prada, Woolrich, Ferragamo, Diesel, Amplifon e DeAgostini in un gruppo che già contava Brunello Cucinelli, Benetton, BoggiMilano, EatalyNet e altri.

In un panorama dei pagamenti che ha beneficiato di alcune tendenze più o meno forzate, tra cui il passaggio dal contante al pagamento cashless e la progressiva sfumatura dei confini di acquisto offline-online, Adyen ha dunque rappresentato per numerose realtà il partner giusto, al posto giusto e nel momento giusto. Ricondurre la performance 2020 di Adyen a una fortunata coincidenza pandemica rischia però di offuscare una visione che, ascoltando van der Does, sembra avere davvero poco a che fare con la serendipità.

Partiamo dalla performance finanziaria. Avete aumentato i ricavi netti del 28%, chiuso con un Ebitda in crescita del 27%, gestito transazioni per 303 miliardi e stretto collaborazione con nuovi big. Come giudica il 2020 di Adyen nel suo insieme?

I risultati sono importanti anche se la nostra è stata e continua ad essere una strategia a lungo termine. La performance del 2020 conferma che siamo diventati ancora più globali e che siamo riusciti a espanderci in nuovi settori. Abbiamo raggiunto l’obiettivo della diversificazione che è un aspetto fondamentale per noi.

Cosa significa concretamente diversificare nel vostro caso?

In molti Paesi abbiamo iniziato supportando i commercianti online e poi abbiamo esteso il nostro supporto ad altri canali di vendita. Questo è successo in molti settori che vanno dal retail all’ospitalità, al turismo, alle piattaforme e ai marketplace. Questa configurazione ci permette oggi di avere un business diversificato, che non dipende da un solo settore.

Veniamo alla pandemia e all’impatto su una “platform company” come la vostra. Come avete gestito l’affidabilità e la resilienza della piattaforma durante i primi mesi? E quali sono state le principali difficoltà che avete affrontato?

Il lavoro a distanza non è stato un problema e posso dire lo stesso per la gestione dei nostri sistemi, che possono essere gestiti a distanza, e per l’onboarding dei nuovi dipendenti. Non abbiamo mai chiuso la nostra sede di Amsterdam, anche se naturalmente abbiamo dovuto limitare l’accesso e prestare attenzione al benessere dei lavoratori. Siamo stati tutti in grado di passare a una modalità remota e i nostri team sono sempre rimasti molto vicini ai nostri commercianti, per aiutarli a superare la tempesta. Abbiamo continuato ad assumere e ci siamo impegnati molto nell’onboarding di nuovi talenti e nella condivisione della nostra cultura. Che oggi è ancora più importante.

Quali sono state invece le pressioni più forti che sono arrivate dal fronte esterno, ossia da aziende e commercianti?

Il lavoro più importante ha riguardato proprio loro, perché abbiamo dovuto aiutarli molto rapidamente a gestire l’emergenza da diversi punti di vista. La piattaforma ha resistito alla crisi. È costruita per l’omnicanalità e di conseguenza ha garantito affidabilità alle aziende in termini tecnologici. Ad esempio, nel settore dei viaggi c’era tutta la questione dei rimborsi da affrontare e abbiamo cercato di trovare soluzioni eque e veloci per dare una mano agli operatori in difficoltà. Abbiamo anche aiutato alcuni dei nostri commercianti in sofferenza con l’ottimizzazione del flusso dei pagamenti, e abbiamo favorito l’accelerazione dei pagamenti dove necessario, dato che il flusso di cassa era più importante da gestire durante questa crisi, soprattutto per le aziende più piccole.

Avete dovuto gestire anche l’improvvisa necessità di aziende e commercianti di vendere online. Come avete risposto a questa domanda inedita di commercio elettronico?

Sì, diverse realtà hanno avuto bisogno di vendere online rapidamente e li abbiamo aiutati con diverse opzioni di e-commerce. Inoltre, tra un blocco e l’altro, la sicurezza sanitaria in negozio è stata molto importante. Siamo riusciti ad aiutare i commercianti con soluzioni senza contatto, ma anche con raccomandazioni per aiutarli a rispettare il distanziamento sociale. La nostra priorità è stata anche quella di offrire soluzioni e strumenti adeguati, ad esempio il Pay-by-link, per permettere alle aziende di continuare ad operare nonostante tutti i limiti imposti dalla pandemia.

L’esperienza pandemica ha cambiato la vostra visione, il paradigma dello “unified commerce”, o anche solo l’equilibrio strategico tra online e offline?

La nostra visione non solo è rimasta la stessa ma è stata confermata dalla pandemia, che ha evidenziato l’importanza strategica di essere multicanale. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di sviluppare una piattaforma di pagamento omnicanale, capace di collegare tutti i punti, dal cosiddetto “in store” al canale online. Il Covid 19 ha accelerato molte tendenze che già esistevano: contactless, e-commerce, commercio unificato. Con la spinta della crisi in molti mercati, tra cui anche l’Italia, abbiamo accelerato anni di sviluppo digitale e aiutato brand a sviluppare i loro progetti di omnicanalità. Questo sarà un vantaggio competitivo in futuro.

A proposito di futuro, siamo di fronte a cambiamenti epocali nelle abitudini delle persone e delle aziende, dall’e-commerce allo smart working. Crede che questa tempesta aumenterà o modificherà la concorrenza nel mondo dei pagamenti digitali? E come si pianifica il futuro in uno scenario globale difficile, o forse impossibile, da prevedere e anticipare?

Abbiamo lavorato fianco a fianco con aziende e negozi, coinvolgendo anche gli ingegneri, per cercare di capire i prossimi passi necessari. Molte persone ormai lavorano da casa e ordinano online: questa tendenza sarà in gran parte irreversibile. Di conseguenza, ci aspettiamo che i volumi online continuino a crescere a livelli elevati, ma anche nel segmento offline alcune novità, come il passaggio dai pagamenti in contanti a quelli senza contanti sperimentato in questi mesi, continueranno ad avere un impatto.

Quando ha incontrato Repubblica ad Amsterdam nel marzo 2019 ha citato due frasi emblematiche del vostro Dna. La prima è “sapevamo fin dall’inizio che non saremmo stati un’azienda olandese ma un’azienda europea”. A distanza di quasi due anni, e in un momento di grande fermento in Europa in tema di digitalizzazione e campioni digitali, quali sono le ambizioni europee di Adyen?

Quello che abbiamo creato finora è solo un assaggio di quello che possiamo creare e dove possiamo andare. I margini di crescita non mancano e in termini di investimenti siamo ben posizionati, perché possiamo concentrare tutte le nostre energie per migliorare e sviluppare la nostra piattaforma senza sprecare sforzi.

Chiudiamo con la seconda frase: “Non abbiamo mai fatto operazioni M&A in 13 anni e non abbiamo intenzione di iniziare ora”. È ancora della stessa idea?

Sì, ma su questo mai essere dogmatici.

Fonte: repubblica.it

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