Il fast fashion convola a nozze. Anche Zara debutta nel bridal

Dopo le iniziative di H&M e Ovs, anche il marchio di punta di Inditex, Zara, sale sull’altare nuziale. Infatti, il brand del colosso spagnolo del fast fashion ha fatto il suo debutto nel segmento bridal lanciando una collezione composta da sei abiti da sposa, il cui prezzo oscilla dai 60 ai 130 euro, e vari accessori come mantelle, cerchietti e lingerie. La linea è stata definita dalla stessa azienda “una proposta fresca per una donna contemporanea che desidera un futuro luminoso”. Con questo lancio, Zara completa la collezione di accessori per le future spose lanciata la scorsa estate, che comprendeva body, corsetti, fasce per capelli, sciarpe, lingerie e abiti da cerimonia, tra gli altri prodotti.

Inditex continua così a scommettere su nuovi concept per la griffe, che si unisce adesso ad altre importanti società di distribuzione fashion che hanno già fatto un primo passo in questo mercato dalle potenzialità ancora tutte da scoprire. È il caso del gruppo H&M , che nel 2018 ha rilasciato una linea di abiti da sposa in &Other Stories e, che più recentemente, è salito al 70% della piattaforma di second-hand Sellpy. Grazie a quest’ultimo deal il gigante svedese ha lanciato il servizio H&M Rental, attraverso il quale offre anche una selezione di vestiti da sposa.

Senza andare oltremare e restando in territorio nazionale, un esempio analogo a quello di Zara riguarda Ovs. Il retailer tricolore ha presentato meno di un anno fa il suo primo abito da sposa realizzato in satin di viscosa avorio. La capsule per il giorno del ‘sì’ comprendeva anche alcune proposte per le invitate. I presupposti alla base dell’esordio dell’azienda nell’universo wedding consistevano nella volontà di offrire abiti eleganti e contemporanei, ma allo stesso tempo accessibili a una più ampia fetta di mercato.

Scommettere sull’industria dei matrimoni è oggi una mossa più coraggiosa e importante che mai; tenendo conto che il settore è stato infatti uno dei più colpiti dalla pandemia e dallo stop di eventi e manifestazioni. Secondo Assoeventi Confindustria, il fatturato del comparto nel 2019 è stato di 33 miliardi e nel 2020 ha subito un calo del 90%. Gli eventi annullati sono stati l’80% rispetto al 2019, con una perdita per l’indotto di circa 60 miliardi. Il peggio sembra essere però ormai passato e il comparto è pronto a rialzarsi più forte di prima. È infatti boom dei matrimoni in agenda per la primavera-estate 2022 e la pandemia non sembra essere più un problema.

Negli Stati Uniti, dalla scorsa estate infatti, è stata registrata un’importante riscossa dei matrimoni, che alimenta un mercato stimato in 300 miliardi di dollari (264,5 miliardi di euro), e l’anno del grande balzo sarà proprio il 2022, come conferma l’ultimo Wedding Industry Report, che vedrà il Paese passare da 1,93 milioni di cerimonie di quest’anno a 2,47 del 2022 e a 2,24 nel 2023. Anche il budget crescerà: la media odierna di 22.500 dollari arriverà a 24.900 fra due anni.

Fonte: pambianconews.com 

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