Imprenditorialità e competitività? L’eccellenza vince sempre

Il punto di vista di Fernando G. Alberti, Professore Ordinario di Strategie Imprenditoriali presso la LIUC – Università Cattaneo, dove dirige il Centro sull’Imprenditorialità e la Competitività e il percorso di laurea magistrale in Entrepreneurship and Innovation, e componente del Comitato Scientifico di Retail Institute Italy

1 – Quali sono le caratteristiche comuni alle aziende di successo?

In un recente studio, una collaborazione tra LIUC – Università Cattaneo e Harvard Business School, abbiamo identificato per tutti i settori del manifatturiero e dei servizi tutte le aziende di successo, ovvero aziende con una redditività del 50% superiore alla media dello stesso settore per tre anni consecutivi. Ci siamo chiesti: “che cosa possiamo imparare da queste imprese?” E abbiamo capito che la ricetta per il successo è sempre la stessa:

sono tutte aziende altamente focalizzate sul core business. Non amano la diversificazione, fanno una sola cosa e la fanno (molto) bene, privilegiando la profondità di gamma;

fanno innovazione in maniera aperta, in collaborazione con università, clienti, fornitori, istituzioni, ecc.;

cercano di controllare tutta la filiera, inclusi lo sviluppo retail e la distribuzione, e fanno re-insourcing delle attività gestite esternamente;

sono imprese super internazionali, dove spesso il fatturato estero arriva a superare anche i due terzi del totale;

e infine, last but not least, selezionano i clienti, non sono per tutti. I loro clienti non aggiungono solo fatturato ma sono veri e propri partner dai quali si può imparare.


2) Il mondo retail: tre consigli per stare al passo con i tempi e mantenersi competitivi.

Nelle aziende che monitoriamo all’Osservatorio Nazionale sulla Competitività delle Imprese del Terziario di LIUC e CFMT, abbiamo individuato tre trend comuni, tutti concetti essenziali per mantenersi competitivi e al passo con i tempi:

OMNI-CHANNELLING: le aziende si mantengono competitive attivando una pluralità di canali per raggiungere il cliente finale, facilitando così esperienze di consumo – fisico, online, social ed incrociate – sempre diversificate;

VIRTUAL STORE: l’esperienza di acquisto viene amplificata come mai prima grazie ad una vera fusione tra store fisico e digitale, nel quale le nuove tecnologie abilitanti (virtual reality, augmented reality, real-time manufacturing e customization) hanno un ruolo essenziale;

EXPERIENCE: continuano ed essere vincenti gli elementi soft del customer service e lo storytelling aziendale, fino al coinvolgimento di tutti i sensi (suoni, profumi, esperienze tattili, ecc.), creando vere e proprie esperienze di acquisto.

3) Italy vs USA. Lei ha una visione privilegiata su entrambi i mondi. Cosa possono imparare l’uno dall’altro?

Noi italiani dobbiamo certamente imparare a lavorare di più sull’eco-sistema imprenditoriale, facendo interagire maggiormente la pluralità di attori che vi ruotano intorno. Negli Stati Uniti, le università e le imprese, il mondo della finanza e le istituzioni, le grandi corporation e le start-up, lavorano tutti insieme per la crescita e l’evoluzione
comune. E poi serve un grande cambiamento di mentalità: la figura dell’imprenditore è diventata opaca con il passare del tempo, i nostri bambini sognano molto raramente di diventare imprenditori, ed è proprio da lì che dobbiamo iniziare a lavorare affinché fare impresa diventi sempre più un elemento positivo.
Gli USA da noi possono invece imparare un concetto di innovazione basato sull’eccellenza, molto tipicamente italiano, ed il pensare out-of-the-box, fuori dalla scatola.

4) Lei ha detto di recente che “l’Italia non è la Silicon Valley.” Che cosa possiamo fare per attivare un nostro polo tecnologico e di innovazione?

Dobbiamo coinvolgere le nuove generazioni e farle sognare. Le opportunità più interessanti di oggi sono nel mondo dell’intelligenza artificiale e del data science: questo è il futuro e lì dobbiamo andare ad investire come sistema impresa e come paese, combinando i punti di forza dell’economia italiana con le potenzialità delle nuove tecnologie, al confine tra manifatturiero e servizi. E poi bisogna puntare sull’aumentare fortemente la nostra competitività. Pensate che alcuni paesi hanno dei ministeri appositi, e non è per niente banale la cosa.

5) Quale sarà la prossima grande innovazione dopo Internet?

IoE- Internet of Everything, ovvero il connettere (proprio come dice il nome) tutto ciò che esiste: dispositivi, persone, processi e dati. Sfruttando le continue evoluzioni dei mezzi di comunicazione e delle tecnologie sarà possibile disporre in tempo reale di dati su qualunque attività, prodotto o servizio, che potranno adeguarsi in tempo reale alle necessità del cliente e nel contempo, in una logica di segmentazione estrema, influenzare molti aspetti della nostra vita. Marketing, vendite, psicologia del consumo e distribuzione (per citarne alcune) non serviranno più. Le aziende avranno a disposizione tutti i dati che servono per dialogare in tempo reale con i target potenziali. E, tanto più aumenteranno i dati, più aumenterà la capacità computazionale degli stessi. Gli algoritmi ci aiuteranno a prendere decisioni, sarà la nostra quotidianità.

 

Fernando G. Alberti è Institutes Council Leader e Affiliate Faculty Member presso l’Istituto di Strategia e Competitività diretto dal Prof. M.E. Porter alla Harvard Business School, dove coordina l’attività dei centri e istituti aderenti al network Microeconomics of Competitiveness. Dottore di ricerca in Economia delle Piccole Imprese, ha studiato alla Jönköping International Business School e alla London School of Economics and Political Sciences.

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