Santambrogio (VéGé): “Supermercati al collasso, ci saranno altri aumenti”

Santambrogio (Gruppo VéGé): “Rincari al 20% per la gdo, dovremo aumentare ancora i prezzi”.

“Come gruppo VéGé abbiamo ricevuto oltre 1.100 aumenti di listino dall’inizio dell’anno”. Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del gruppo della grande distribuzione organizzata, che ha chiuso il 2021 con un fatturato complessivo di 11,95 miliardi di euro e una quota di mercato del 7,8%, non riesce a nascondere la preoccupazione: l’aumento dei prezzi è sempre più drammatico per tutta la filiera della Gdo. E le previsioni per il futuro sono tutt’altro che rosee.

Santambrogio, i dati Istat di venerdì 30 settembre sono drammatici: carrello della spesa più caro dell’11,5%, record dal 1983. Siamo di fronte alla tempesta perfetta?
L’intera filiera sta scaricando sulla grande distribuzione organizzata l’incremento dei prezzi dell’energia, del caro materie prime, delle tensioni geopolitiche. Da inizio anno abbiamo ricevuto oltre 1.100 incrementi di listino come Gruppo VéGé. La quantità già è decisamente notevole, ma gli incrementi ponderati, che nel caso di alcune referenze superano il 30%, arrivano a un +15% rispetto al 2021. Pensi che negli anni passati discutevamo di rincari tra l’1 e l’1,5%. Adesso abbiamo aziende in portafoglio che vogliono negoziare il quinto aumento di listino.

I punti vendita poi hanno il tema del costo dell’energia: a quanto stiamo arrivando?
Il peso è quasi triplicato: prima era nell’ordine dell’1,6-2%, ora siamo nell’ordine del 5%. Quindi, se sommiamo il 15% degli incrementi da parte dei fornitori al 5% del costo dell’energia arriviamo quasi a un 20% di incremento dei costi nel corso dell’anno. Se pensiamo che l’Istat ha quantificato l’aumento dei prezzi del carrello per il consumatore finale nell’ordine dell’11,5% significa che la grande distribuzione organizzata riesce a scaricare poco più della metà dell’incremento inflattivo.

State soffrendo?
Moltissimo, tanto che alcune misure come la diminuzione di un’ora dell’orario di apertura o il contenimento delle domeniche stanno diventando la norma. Questa è l’efficienza massima che possiamo fare, anche perché la marginalità nel retail è al massimo del 3%, se abbiamo quasi 9 punti di differenziale tra gli aumenti per noi e i prezzi che applichiamo al pubblico significa che stiamo lavorando in territorio negativo.

Vedremo delle chiusure?
Alcuni franchisee stanno letteralmente restituendo ai franchisor le chiavi dei negozi perché c’è maggiore convenienza a tenerli chiusi. Ma visto che siamo un servizio essenziale non ci saranno chiusure a raffica. Certo vorrà dire che molti punti vendita avranno dei conti negativi. Ci saremmo dovuti muovere prima per aumentare i prezzi, ora siamo letteralmente sott’acqua. E temiamo che gli aumenti di listini non siano finiti qui.

Avete avviato interlocuzioni con il vecchio governo e con qualche esponente della maggioranza in pectore?
Con l’esecutivo uscente abbiamo sempre lavorato bene. I nostri interlocutori in genere sono il Mise e il Mipaaf. Beneficeremo di alcuni “rivoli” del Decreto Aiuti Ter, ma abbiamo già proposto altri interventi che dovrebbero essere portati avanti o con la Legge di Bilancio o con futuri provvedimenti ad hoc da parte del governo che sarà.

Ci può anticipare qualche idea?
Sicuramente vorremmo chiedere una dilazione sui pagamenti delle bollette da 24 a 72 rate per i punti vendita, in modo da dare un aiuto finanziario agli esercizi commerciali. Sarebbe prezioso poter realizzare un ammortamento fino a 10 anni dei costi energetici sostenuti nel 2022 per migliorare il conto economico. Sarebbe fondamentale ottenere un credito d’imposta al 50% per i 12 mesi del 2023. Tramite Federdistribuzione abbiamo chiesto interventi eccezionali che ci permettano di tornare a respirare.

Veniamo ai consumatori: avete già iniziato a notare variazioni nel carrello della spesa?
Sì, decisamente. Il cliente tende a puntare maggiormente sul prodotto in promozione, registriamo un incremento delle vendite dei prodotti a marchio e dei cosiddetti “premium price” che sono quelli che abbassano la marginalità. Non vediamo ancora una variazione delle categorie merceologiche acquistate, ma semmai un livellamento verso il basso della qualità. Notiamo anche che i consumatori aumentano la frequenza di spesa, riducendo lo scontrino medio, per evitare sprechi.

State perdendo clienti in favore del discount?
Al momento no, anche perché molti dei nostri associati hanno introdotto dei format di supermercati più convenienti, seppur sempre nell’ottica della distribuzione moderna. In questo caso magari mancano le referenze dei distributori premium e i cosiddetti “free from”. Anche i discount, d’altronde, devono affrontare l’inflazione, che è superiore in percentuale rispetto a noi anche se ovviamente in valore assoluto è più bassa visto che il prezzo medio è più contenuto.

Il futuro è ancora a tinte fosche?
Non abbiamo aspettative positive. Possiamo provare a incrementare le promozioni, non tanto nella dimensione dello sconto (dal 30 al 40% e via dicendo) ma sul numero di prodotti in offerta. Vedremo, insomma. Certo il momento è davvero complicato.

Fonte: affaritaliani.it

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