Selex (A&O) aprirà altri 72 negozi e batte gli iper. I soci? 18 famiglie

È l’insegna di 18 famiglie italiane della grande distribuzione, dal Nord alle isole. Conta oltre 3.200 punti vendita nel Paese e dopo l’ingresso, in gennaio, di sei nuovi soci — le imprese familiari del consorzio Sun, Supermercati uniti nazionali, e la siciliana Cds — dichiara una quota di mercato del 14,4% (dato Iri Infoscan, gennaio 2021). Ora il gruppo Selex — insegne come A&O, Famila, Il Gigante — pianifica l’espansione, dopo avere superato l’anno del Covid con soddisfazione. La strategia di crescita fa leva sui prodotti freschissimi e quelli private label, con la marca del supermercato. Più l’ecommerce, certo.

I numeri
«Siamo diventati il secondo protagonista nazionale della grande distribuzione, dopo Conad: nel 2019 eravamo terzi con l’11% e fatturavamo 12 miliardi — dice Alessandro Revello, che la scorsa settimana è stato confermato presidente del gruppo —. In cinque anni abbiamo investito più di un miliardo e mezzo. Prevediamo per quest’anno un aumento dei ricavi del 4% su un 2020 che è andato molto bene. Continueremo a crescere e investire».

L’assemblea
Il 24 giugno l’assemblea dei soci di Selex ha approvato il bilancio 2020: aumento delle vendite del 10,3% rispetto al 2019 con un fatturato aggregato di 16,15 miliardi% (quasi il doppio di Esselunga). «Nei primi quattro mesi di quest’anno i ricavi sono cresciuti del 4,1% — dice il presidente —. Con i nuovi soci completiamo la copertura nazionale, siamo in 100 province su 107. Abbiamo un piano d’investimenti per quest’anno di 360 milioni con 72 nuove aperture e 135 ristrutturazioni che ci consentono di adeguare i negozi obsoleti. Gli addetti sono aumentati da 31 mila a 32.500». I negozi a marchio Famila, in particolare, dovrebbero aumentare da 267 a 274 a fine anno.

I soci
Presidente del gruppo dal 2018, Revello è un imprenditore di seconda generazione. Il padre Luciano con lo zio Giuseppe fondò in Piemonte la Dimar (Revello ne è amministratore delegato), che è fra i soci del gruppo Selex. Gli altri sono aziende come la Unicomm della famiglia Cestaro (Vicenza), la Maxi Di della famiglia Brendolan (Verona), la Megamark di Giovanni Pomarico (Puglia), la Alì di Francesco Canella (Padova), il gruppo Gabrielli (marchio Tigre) dell’omonima famiglia nelle Marche, appena entrato. «Tutte famiglie imprenditrici che hanno deciso di mettersi insieme, mantenendo l’autonomia dei marchi», nota Revello, così da avere un peso maggiore nelle trattative con i fornitori, come centrale d’acquisto, e «ottimizzare la catena delle consegne ma in modo sostenibile». Oltre che per avere un buon rapporto qualità-prezzo, anche insistendo sul private label «che funziona».

Gli investimenti
«Da tempo superiamo i 300 milioni d’investimento all’anno — dice Revello, alla guida del gruppo che ha appena presentato il secondo bilancio di sostenibilità — . Aumenteremo lo spazio per i freschissimi che con i freschi copriranno il 55% del negozio. Avremo maggiore assortimento. Verranno ampliati il servizio di cucina, la panetteria e i piatti da asporto».È cambiato l’approccio della distribuzione perché è cambiato il cliente. «Dopo essersi abituato all’acquisto delle materie prime con la pandemia il consumatore sta tornando ai piatti pronti— dice Revello—. Apprezza poi sempre più i prodotti biologici e “free from” (tutti i “senza”: glutine, lattosio o altro, ndr.). Non è più disponibile a derogare, la bassa qualità sta sparendo. I negozi si devono allineare».

L’ecommerce
Intanto nella grande distribuzione la piccola e media taglia si sta ancora rafforzando, mentre soffrono le grandi superfici: secondo i dati Selex sul mercato italiano, gli ipermercati più i super nei primi quattro mesi di quest’anno sono cresciuti solo dello 0,9%. Fra i prodotti che si troveranno meno nei supermercati Selex c’è il «bazar pesante», come lo chiama Revello: prodotti per auto, giardinaggio, elettronica di consumo. Ciò che verrà sostenuto è invece l’ecommerce. «Abbiamo costituito a Milano un centro unico per sviluppare il portale e dare consulenza ai soci — dice Revello —. Oggi l’ecommerce è per noi ancora frammentato, c’è chi lo usa tanto e chi poco. L’obiettivo è arrivare al 2,5% del fatturato di gruppo entro il 2025».

Fonte: corriere.it

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