Amazon, lotta tra 238 città per ospitare il futuro quartier generale

L’apertura del secondo quartier generale di Amazon negli Stati Uniti è diventato un affare nazionale. Alla scadenza dei termini per la presentazione delle proposte, il gigante dell’e-commerce ha confermato di aver ricevuto offerte da 238 città sparse per tutto il paese (e qualcuna proveniente dal Canada). Per farsi un’idea, con l’eccezione di Montana, Wyoming, North Dakota, Arkansas, Vermont e le Hawaii, ogni stato ha presentato una o più opzioni per ottenere la fiducia di Jeff Bezos.

Amazon ha reso noto che il giorno di Natale pubblicherà una shortlist delle città che si giocheranno la possibilità di ospitare il campus, cioè di assicurarsi i 5 miliardi di investimenti e i 50.000 posti di lavoro che l’azienda creerà nell’arco dei prossimi cinque anni. Le richieste della società prevedono spazi di 50.000 metri quadrati per gli uffici e almeno altri 700.000 metri quadrati per gli edifici (anche in vista della crescita degli spazi riservati ai magazzini), all’interno di un’area urbana con almeno un milione di abitanti, la vicinanza di un aeroporto internazionale, un efficiente sistema di trasporto cittadino, un forte sistema universitario e un allettante stile di vita per dipendenti destinati a guadagnare molto.

Tra le città interessate ci sono alcune dei principali centri del paese: New York, Chicago, Dallas, Boston, Atlanta, la capitale Washington D.C., Philadelphia, Austin, Pittsburgh, Miami, Memphis. A queste si aggiungono altre cittadine che non rispettano i requisiti indicati da Amazon ma che per farsi notare sono pronte a tutto, come dimostrato da Stronecrest, piccolo centro della Georgia, che oltre a offrire 150 ettari di terra gratis è disposta a cambiare il proprio nome in Amazon City.

Premesso che per gli addetti ai lavori la scelta ricadrà su una località della costa Est, poiché a Ovest c’è la sede centrale di Seattle – dove oltre a contare su 33 palazzi e più di 40.000 dipendenti, secondo le stime della stessa società, tra il 2010 e il 2016 Amazon ha avuto un impatto per l’economia locale pari a circa 38 miliardi di dollari – la battaglia tra le città si gioca sul terreno delle agevolazioni fiscali, che per il gruppo sono da sempre un fattore prioritario per scegliere il luogo in cui investire.

Su questo aspetto difficile fare meglio del governatore del New Jersey, che per sostenere le chance di Newark ha garantito incentivi economici per 7 miliardi di dollari. Philadelphia non va oltre i due miliardi, mentre si ferma alla metà il piano di conquista della Pennsylvania a supporto di Pittsburgh.

Boston, ritenuta da diversi analisti una delle favorite, propone di agevolare l’acquisto degli edifici offrendo 500 milioni di dollari e tasse vantaggiose per venti anni, ma è l’ottava città più cara degli USA. Tra le maggiori indiziate c’è Austin, sede di Whole Foods Market (acquisita da Amazon per 13,7 miliardi di dollari) e capitale del Texas, stato sempre generoso in termini di tasse verso chi dispone di denaro e proprietà, oltre che luogo in cui il rapporto tra costi e qualità di vita è tra i migliori di tutti gli States.

C’è anche chi si è messo in mostra puntando sull’ingegno; se la città di Tucson ha inviato un cactus gigante a Jeff Bezos; il sindaco di Kansas City ha redatto recensioni da cinque stelle su mille prodotti pescati a caso nello shop virtuale di Amazon. Singolare la trovata di New York, che non assicura grossi vantaggi dal lato fiscale ma sfoggia una concentrazione di brillanti menti dedite al settore hi-tech superiore a San Francisco, ha omaggiato Amazon colorando di arancione l’Empire State Building, Times Square e il World Trade Center.

Tratto da Wired.it

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