Campari vende Averna e Zedda Piras a Illva Saronno per 100 milioni di euro
Campari Group ha venduto Amaro Averna e il mirto Zedda Piras a Illva Saronno per 100 milioni di euro. Questa operazione dà una spinta al piano, annunciato il mese scorso, del colosso degli aperitivi di vendere alcuni marchi per accelerare il deleveraging. Un primo passo era giù avvenuto a giugno scorso con la cessione di Cinzano e Frattina al Gruppo Caffo 1915.
La vendita di Averna e Zedda Piras segna “un passo fondamentale nella nostra strategia di razionalizzazione del portafoglio – dichiara Simon Hunt, CEO di Campari Group – con l’obiettivo di concentrarci su un minor numero di iniziative, ma di maggiore impatto strategico, mentre continuiamo a favorire la riduzione della leva finanziaria”. In parallelo, si ricorda che ieri si è chiuso il contenzioso tributario tra Lagfin, azionista di controllo del Gruppo Campari, e l’Agenzia delle Entrate, con un accordo di pagamento di 405 milioni di euro.
Dall’altro lato, c’è chi invece punta a espandersi. L’operazione, infatti, rappresenta per Illva, colosso lombardo del beverage da 400 milioni di euro di fatturato, “un passo importante” nel proprio percorso di espansione, iniziato con l’acquisizione del liquore al caffè Tia Maria nel 2009, seguita dalle recenti acquisizioni del Sagamore Rye Whisky nel 2023 e di Engine Gin nel 2024. La crescita non organica della holding ha compreso anche la diversificazione negli ingredienti per gelato attraverso Disaronno Ingredients.
L’acquisizione di Amaro Averna e Zedda Piras è un ulteriore passo “verso il rafforzamento del nostro ruolo come attore globale degli spirits e consoliderà la nostra posizione in tre dei mercati prioritari (Usa, Germania e Italia)”, annuncia Marco Ferrari, CEO Illva Saronno Holding. Si ricorda che Amaro Averna, l’amaro siciliano nato nel 1868, vanta il 70% delle vendite all’estero, principalmente Stati Uniti, Germania e Austria, mentre il mirto sardo Zedda Piras, creato nel 1854, si focalizza principalmente sul mercato italiano.
Considerando il mercato globale, però, ci sono altri big nel mondo del beverage che ‘seguono l’esempio’ di Campari e hanno iniziato un percorso di razionalizzazione del proprio portfolio per focalizzarsi sui proprio marchi ‘core’, come Pernod Ricard e Diageo.
In particolare, il primo ha appena venduto Mumm Napa, terzo maggiore produttore di spumanti in California che include i marchi Mumm Sparkling California, Mumm Napa e Dvx, alla società vitivinicola Trinchero Family Wine & Spirits, focalizzata nella Napa Valley da oltre 75 anni. Questa operazione “consentirà a Pernod Ricard di continuare a concentrare le proprie risorse sul portafoglio premium e sui propri marchi di champagne, in linea con la sua strategia di premiumizzazione”, si legge in una nota. Il gruppo francese, infatti, sottolinea che l’accordo, che sarà finalizzato in primavera, non include il marchio G.h. Mumm Champagne o altri spumanti Mumm internazionali, che Pernod Ricard sta mantenendo insieme a Perrier Jouët.
Diageo, d’altro canto, cede la sua intera partecipazione di East African Breweries (Eabl), società africana che raccoglie brand quali Guinness e Johnnie Walker, al colosso giapponese Asahi per 2,3 miliardi di dollari (pari a 2,12 miliardi di euro). “Questa transazione offre un valore significativo per gli azionisti di Diageo e accelera il nostro impegno per rafforzare il nostro bilancio”, ha dichiarato Nik Jhangiani, AD ad interim di Diageo. “Rimanendo impegnati a riportare il gruppo all’interno della nostra fascia target di rapporto di indebitamento di 2,5 – 3,0x attraverso la dismissione di asset non strategici e non core, insieme alla generazione di leva operativa positiva e a una disciplina del capitale più rigorosa”. Diageo manterrà comunque la licenza per il marchio Guinness e altri distillati locali, stipulando accordi di licenza con Asahi per garantire la produzione e distribuzione di questi prodotti.
Fonte: pambianconews.com
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