Amazon starebbe progettando un sistema per pagare con il palmo della mano

Il colosso dell’e-commerce Amazon «vuole trasformare la vostra mano in una carta di credito»: lo rivela un’esclusiva del Wall Street Journal. Fonti vicine all’azienda hanno raccontato al quotidiano americano che la società fondata da Jeff Bezos sta lavorando a una tecnologia che consentirà alle persone di pagare alle casse mostrando il palmo della mano, senza bisogno di estrarre carte di credito o cellulare dalle tasche. Secondo il Wall Street Journal, Amazon sarebbe intenzionata a dotare di una simile forma di pagamento i terminali di caffetterie, fast-food e altri negozi, per permettere ai clienti iscritti al programma premium Amazon Prime di pagare in modo più rapido.

L’azienda non ha voluto rilasciare commenti sull’indiscrezione, che non è quindi confermata, ma le indiscrezioni giornalistiche sul tema si rincorrono da mesi. A settembre il New York Post era stato il primo a raccontare gli sforzi di Amazon intorno a un progetto identificato con il nome in codice “Orville” e incentrato proprio sulla realizzazione di scanner capaci di identificare in modo univoco i palmi delle mani. Il colosso dell’e-commerce starebbe già testando da tempo la tecnologia nei suoi uffici newyorkesi: i dipendenti potevano servirsene per pagare bottigliette d’acqua, bibite e merendine nelle macchinette aziendali. L’obiettivo sarebbe, sempre secondo il New York Post, quello di avviare una seconda sperimentazione in alcuni negozi della catena Whole Foods (che è di proprietà di Amazon dal 2017). I vantaggi per i clienti sarebbero almeno due: praticità e velocità. Una persona informata sui dettagli tecnici del progetto ha spiegato alla testata Usa che questo sistema richiederebbe solo 300 millisecondi per elaborare il pagamento (contro i 3-4 secondi necessari per pagare con una normale carta).

A fine dicembre, la stampa specializzata Usa — e in primo luogo Recode — hanno rivelato che la società di Bezos ha presentato domanda per brevettare la tecnologia su cui si basano gli scanner capaci di leggere i palmi delle mani. Recode ipotizza che l’azienda, in futuro, abbia intenzione di impiegare il sistema anche nei suoi negozi Amazon Go, in cui, per ora, i clienti possono entrare grazie a una app, fare la spesa in totale libertà e poi uscire senza passare da una cassa. Il tutto grazie a un sistema capace di capire quali oggetti sono stati prelevati dagli scaffali e di addebitarli in automatico sulla loro carta di credito.

L’idea, però, non è priva di aspetti problematici, soprattutto per quanto riguarda l’uso dei dati personali di quei clienti che vorranno pagare usando il palmo della mano. Per dirla con Recode: «Un nuovo metodo per identificare le persone usando dati biometrici solleverà diverse domande».

Non a caso sono bastate le prime indiscrezioni per suscitare alcuni dubbi. Amazon, peraltro, non è certo estranea a questo genere di controversie: il suo assistente vocale, Alexa, ad esempio, è al centro di diversi dibattiti per i potenziali rischi che pone per la privacy degli utenti. Ma le attività di Amazon sono così ramificate — e la sua capacità di tracciare gli utenti/clienti è così sofisticata — che le domande in materia di trattamento dei dati personali sono numerose. A giungo, intervistato dal Corriere, l’allora garante europeo della protezione dei dati aveva spiegato che l’azienda di Bezos è «il nuovo grande indiziato» da parte delle Autorità antitrust e dei Garanti della privacy di tutto il mondo. I motivi erano già allora numerosi, ora potrebbe essercene uno nuovo in arrivo.

Fonte: corriere.it

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