Anche online, lo shopping insegue la sostenibilità

Comprare responsabilmente. Sembra essere questo il mantra degli acquisti del futuro, tra second hand, intelligenza artificiale e app di e-commerce. A delineare questo scenario, che in parte è già realtà, è il report ‘Il futuro dello shopping’, commissionato da Snapchat e condotto da Foresight Factory in dodici Paesi tra cui l’Italia. La priorità assoluta è l’ecosostenibilità, perseguita evitando sovrapproduzione e sprechi, nell’ottica di rendere meno impattante la valanga dei consumi sul precario equilibrio del pianeta.

A testimonianza di ciò, due consumatori italiani su cinque (il 43%), si legge nello studio, sono preoccupati per l’impatto ambientale degli acquisti online, percentuale che raggiunge il 50% per la gen Z e il 46% per i millennial.

Quello dei resi si conferma uno dei problemi endemici degli acquisti digitali, e una delle soluzioni potrebbe risiedere nelle applicazioni della realtà aumentata: dallo studio emerge che la possibilità di provare virtualmente i capi avrebbe potuto evitare il 37% dei resi effettuati nel corso del 2021. In particolare, gli errori d’acquisto legati alla taglia rappresentano il 43% dei resi di capi di abbigliamento comprati online nell’ultimo anno in Italia.

Le tecnologie try-on rispondono anche a un’esigenza dei clienti che spesso costituisce un deterrente allo shopping online: l’impossibilità di provare i prodotti prima di acquistarli rappresenta infatti una criticità per il 42% degli intervistati. Riguardo ai tool try-on, i consumatori italiani, nello specifico, li userebbero per valutare come starebbero i prodotti (37%), vederli nella loro interezza (34%) e capirne la dimensione esatta (34%).

Le ragioni ambientali, secondo il 20% del campione di intervistati, rappresentano una spinta per riversarsi sulle piattaforme di resale, che anche in Italia godono di sempre maggiore fortuna: tra i consumatori italiani uno su quattro cerca di scegliere opzioni di seconda mano, e il 42% ha acquistato qualcosa attraverso un portale di second hand nell’ultimo anno, dato che arriva al 53% nella generazione dei millennial. Oltre a quella ambientalista, tra le motivazioni che spingono all’utilizzo delle app di resale ci sono la convenienza (54%), l’opportunità di reperire prodotti andati esauriti sul mercato tradizionale (33%) e la ricerca di pezzi unici (30%).

Le nuove tecnologie, emerge quindi dalla ricerca, potranno accompagnare i grandi cambiamenti e i trend del prossimo futuro, collaborando con la dimensione fisica del retail. “Noi di Snap – commenta Claire Valoti, vp Emea della società – crediamo che la tecnologia possa essere uno strumento abilitante di grande aiuto, che offre l’opportunità di fare cose che non eravamo in grado di fare prima, o di farle meglio. Vediamo un futuro in cui l’esperienza di shopping nei negozi fisici diventerà sempre più “connessa” e interattiva, e crediamo che internet, un tempo considerato come il grande nemico del commercio nei negozi fisici, sarà inteso maggiormente come uno strumento efficace per riportare le persone nei negozi e al tempo stesso aiutare a indirizzare sfide cruciali per il settore del retail e non solo, come quella ambientale.”

Fonte: pambianconews.com 

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