Carte fedeltà virtuali, il Covid non rallenta la corsa. Ed è boom del pharma

Non tutti gli esercizi al dettaglio sono usciti sconfitte dalla crisi pandemica. Anzi: come già dimostrato da studi precedenti la grande distribuzione, le farmacie, i prodotti per animali e il brico hanno retto all’impatto, in alcuni casi anche crescendo. Di sicuro è cresciuta la digitalizzazione di questi servizi e a dirlo è un’indagine di Stocard, la app che consente di memorizzare tutte le carte fedeltà su un unico spazio virtuale, alleggerendo il peso e aumentandone il loro uso.

Dal 2017 a oggi gli utenti sono passati tra tre a dieci milioni. E dal 2019 a oggi, nonostante lockdown, quarantene e orari contingentati, il ritmo di crescita è rimasto invariato: ogni dodici mesi si aggiungono due milioni di utenti, che in media caricano 17 carte fedeltà a testa.

Tutto come sempre, quindi? Non proprio perché dai dati della ricerca emerge anche altro. Dalla ricerca di Stocard emerge che negli ultimi quattro anni il settore del pharma è cresciuto moltissimo: le carte relative a questo settore hanno fatto segnare un +96%. “Una tendenza iniziata prima del Covid, quando è venuto meno il vincolo delle tre farmacie per singolo proprietario e molte farmacie si sono potute strutturare di più, dando vita a programmi fedeltà – spiega Valeria Santoro, country manager Italia di Stocard – ma è anche vero che questa tendenza nell’ultimo anno e mezzo ha avuto un’accelerazione”. In piena pandemia è stata maggiore la necessità di acquistare medicinali, ma sono nate anche nuove esigenze: ad esempio quella di ordinare farmaci e farseli portare a casa, che ha spianato la strada alla digitalizzazione di un settore che fino a poco tempo fa funzionava ancora in modo molto tradizionale. L’aumento – quasi a tre cifre – dei clienti che usano le carte fedeltà virtuali si può spiegare anche così.

È sostenuta anche la crescita del settore pet food (+43%) e del brico (+41%), mentre la Gdo cresce del 12% ma è un comparto più saturo. I supermercati sono stati i primi in Italia a lanciare le carte fedeltà ed è fisiologico che il margine di crescita sia minore. In Stocard la Gdo rappresenta il 34% del mercato, seguita dal fashion con il 24%.

Se la crescita rimarrà su questi ritmi – e Santoro sostiene che ci sia ancora spazio “perché i consumatori si stanno abituando a utilizzare sempre di più le tecnologie digitali per fare i loro acquisti” – a cambiare potrebbe essere l’intero scenario delle vendite al dettaglio.

Le carte fedeltà, infatti, non portano vantaggi solo al consumatore ma anche ai venditori. E non solo perché in questo modo fidelizzano i clienti, ma anche perché, con il loro consenso, accumulano informazioni preziose sulle abitudini di acquisto: cosa comprano di più, con quale frequenza, in quali giorni preferiscono fare shopping. Questo apre a un cambio di paradigma: in ottica futura, infatti, se un retailer sa già quali prodotti venderà di più e quali di meno, potrà riorganizzare l’intera catena ordinando solo quello che venderà, riducendo le spese ma anche gli sprechi. E il passo successivo è quello che Santoro definisce “la distribuzione a dispenser” in cui il packaging è assente e i consumatori prelevano – per i prodotti in cui è possibile farlo – l’esatta quantità di cui hanno bisogno, magari utilizzando contenitori portati da casa, con meno sprechi, meno consumo di plastica e meno spesa. “Questo è uno scenario futuro, ma a patto che le aziende si dotino di strutture e professionalità in grado di capire e interpretare l’immensa quantità di dati che i clienti forniranno” conclude la country manager di Stocard. “In questo senso la speranza è che il Pnrr possa essere un volano per dare continuità a un cambiamento che ha un potenziale enorme: il retail è onnipresente in Italia, da nord a sud, fino ai paesi più piccoli. Se questo settore riuscirà a cambiare paradigma e a mettere al primo posto le esigenze dei propri clienti ripensando così i propri stock, il vantaggio in termini ambientali sarà enorme”.

Fonte: repubblica.it

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