Charlotte Tilbury, la regina del beauty pronta a far rotta su Milano

La «regina della bellezza», come è stata chiamata Charlotte Tilbury a Londra, da dove è partita per costruire il suo impero del beauty, è pronta ad aprire negozi in Italia. «Regina, io? La verità è che fino all’ultimo ho sperato che a consegnarmi l’onorificenza di Member of the British Empire (l’Mbe) per i successi imprenditoriali assicurati al Regno Unito, fosse lei, Elisabetta II. Ma non è detto che sia the Queen a presiedere la cerimonia a Buckingham Palace ora che il figlio Carlo e il nipote William l’aiutano a portare avanti il lavoro. Così quando ho saputo che l’avrei ricevuta proprio da Elisabetta, ho dimenticato persino le regole dell’inchino di protocollo», racconta a L’Economia l’imprenditrice. E, per la prima volta, svela la trattativa con il gruppo della spagnolo Puig che ha valutato l’azienda «più di un miliardo di sterline». Oltre ai piani per portare il brand reso famoso dalla collaborazione con celebrity e influencer, con dei flagship anche in Italia.

Mrs Tilbury, Bloomberg e Financial Times hanno ipotizzato che la società sia stata valutata un miliardo di sterline, per il deal con Puig al quale ha ceduto parte dell’azienda fondata solo otto anni fa, mantenendo comunque una «quota secondaria significativa». Quanto la valutazione, esattamente?
«Oltre 1 miliardo di sterline, la valutazione. E non c’era solo il gruppo spagnolo Puig a contenderci, ma big americani e asiatici. Alla fine la scelta è stata la più naturale: la mia è un’azienda di famiglia, vi lavorano le mie figlie, mio marito e persino mia madre. Come Marco Puig guida l’azienda spagnola ancora nelle mani dei fondatori: assieme le nostre famiglie possono far crescere il brand. Una partnership, la nostra, per il futuro».
Ha cominciato come make-up artist, lavorando con le celebrity, da Kate Moss a Jennifer Lopez, da Nicole Kidman a Gwyneth Paltrow fino all’avvocato Amal Clooney, moglie del divo George. E poi? Come ha trasformato il «trucco» delle star in business miliardario con 1.200 dipendenti?
«C’era un gap di mercato da occupare, mancavano prodotti di make-up capaci di permettere alle donne di indossare il look delle loro celebrity, e facili da usare con kit colore coordinati. Poi sono venute le creme, i trattamenti realizzati sempre prendendo spunto dal red carpet e dalle esigenze delle star. Così in pochi anni il business è lievitato».
Investimento personale, o con dei partner?
«Ho scommesso personalmente, ho chiesto aiuto a un amico della City per il business plan. Poi, sì partendo dal mio lavoro con cinema e moda, sono riuscita ad aggregare amici privati che hanno investito con me. Oltre a una campagna di fundraising».
Amici, come Wendi Murdoch (ex signora Murdoch)? E la top model aristocratica inglese, Stella Tennant e il fotografo amato da Lady Diana, Mario Testino?
«Sì, proprio loro…ma adesso a loro è subentrato come partner di maggioranza Puig. Resto in società, come altro azionista, e con la poltrona di chairman, presidente, e chief creative officer. Nella nuova alleanza strategica con Puig è confermata anche il ceo, Demetra Pinsent, con me quasi dall’inizio».
Pinsent, un’ex McKinsey, moglie del campione olimpionico Sir Matthew Pinsent, è anche direttore della Royal Foundation. La fondazione del principe William e della moglie Kate.
«Demetra ha condiviso la mia strada imprenditoriale dal 2012, è la persona giusta per i piani ambiziosi dell’azienda».
Piani italiani?
«Sì, dopo il recente approdo nel canale dei negozi Sephora d’Italia, come già altrove nel mondo, siamo in trattative con il più grande department store… E poi c’è il piano di aprire dei monomarca in Italia».
Quali location per i negozi Tilbury in Italia?
«Oggi siamo in 76 Paesi con CharlotteTilbury.com, con 770 punti di distribuzione globali e dodici flagship; due a Londra, uno a Los Angeles, due a Hong Kong, due in Qatar. Due a Dubai, due ad Abu Dhabi e il più grande store in Kuwait. In Italia l’idea è di aprire a Milano perché è dove ho iniziato truccando le top model per le sfilate di Armani, Prada, Miu Miu, Valentino. Inoltre adoro l’Italia. Per mettere a punto i prodotti, sin dall’inizio mi sono affidata a laboratori italiani, i migliori per qualità. Alcune creme sono realizzate in Svizzera, altri prodotti in Canada o Asia a seconda delle eccellenze».
Il futuro del business della cosmetica, dopo il Covid?
«Non si perderà l’attitudine digital first, ma continuo a credere nell’omnichannel: dunque esperienze virtuali, ecommerce, tutorial di bellezza online ma negozi fisici per fare l’esperienza del brand. Milano è la meta per la nostra prossima apertura».

Fonte: corriere.it

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