Cina, pazzi per il Made in Italy

C’ è una cosa che i nuovi ricchi cinesi, e anche la nuova classe media, vogliono fare nel ritrovato tempo libero: non vedono l’ora di fare un po’ di shopping di prodotti che da qualche parte abbiano la targhetta “Fatto in Italia”.

Così si spiega la decisione del premier Xi Jinping, ovvero costruire 35 centri di divertimento e consumo polifunzionali, i cosiddetti “destination center”, disseminandoli in tutta la nazione. Si punta ad avere l’80% di marchi esteri, prevalentemente italiani, ma anche francesi, nei 35 centri di divertimento.

E in questo piano, che vale 8 miliardi di euro, c’è davvero tanta Italia. I primi due destination center apriranno nel 2015 a Changchun, nel nord-est della Cina e a Chingqing, nel sud-ovest. Altri tre sorgeranno l’anno successivo a Guangzhou, meglio nota come Canton, capoluogo della popolosa provincia del Guangdong, e anche a Wuhan e Nanchino. Poi ci saranno 4 aperture ogni anno.

All’interno dei centri ci sarà spazio per sport estremi indoor, da stupefacenti piscine che simulano le onde per fare surf, a palestre di roccia per praticare l’arrampicata sportiva, fino a copie della pista di Maranello, e per artigiani, chef e designer italiani.

Sono circa 70 le aziende italiane che si sono mostrate interessate. E le prime società che hanno già firmato il contratto sono quelle dello stilista di Viareggio Massimo Rebecchi, che dal 2010 ha cominciato a muovere i primi passi in Cina, la toscana Conte of Florence e la casa di moda milanese Silvian Heach.

Il perché di tanto interesse, da parte delle società italiane, è presto detto. Alle aziende dei settori tipici del made in Italy, in particolare moda, food e design, Jihua offre la possibilità di sbarcare in Cina con un quinto appena dell’investimento necessario ad approdarci autonomamente.

I punti divertimento saranno una sorta di area duty free, simili a quelle degli aeroporti, anche nel prezzo al dettaglio, perché i prodotti in vendita saranno scontati del 20%.

Tratto da www.repubblica.it

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