Green Retail LAB. Andrea Alemanno, Group Director, Ipsos: “La sostenibilità: ruolo chiave nella relazione consumatore-azienda”

Andrea Alemanno, Group Director di Ipsos, partner del progetto Green Retail LAB, anticipa alcuni punti che affronteremo nel corso del prossimo seminario “Green Retail LAB. Materie prime, packaging, lotta allo spreco: Lo sviluppo di un prodotto sostenibile”, che si terrà il 12 maggio, dalle 09.30 alle 12.30.

L’attenzione al packaging è ancora elevata?

È bene considerare sempre che sui temi della sostenibilità c’è una crescente sensibilità, spinta anche dal fatto che le persone si sentono responsabili, parte in causa del problema: sanno di aver contribuito allo spreco di risorse ed all’inquinamento, ed è evidente che così non possa andare avanti. Per questo motivo sono portate ad avere una sempre maggiore attenzione, e il primo elemento che guardano, quando riflettono su quello che possono personalmente fare per iniziare a dare un loro contributo, è di evitare lo spreco di risorse, eliminare l’eccesso.

È evidente ormai da anni come spesso l’attenzione del consumatore sia rivolta al packaging. È ovviamente importante per conservare, difendere, distinguere, raccontare il prodotto, ma al tempo stesso risulta ancillare, ed è evidente che molto in questo ambito possa essere fatto. In una ricerca Ipsos condotta su 24 Paesi del mondo, l’attenzione maggiore al packaging è testimoniata dal 56% degli intervistati, dato in crescita negli anni e trasversalmente diffuso in altri Paesi.

Il packaging quindi raccoglie la massima attenzione del consumatore, che comunque è anche coinvolto nell’evitare gli sprechi di prodotto ed energia, nell’uso di materiali riciclabili, e sta guardando con crescente attenzione ai trasporti. Il periodo pandemico ha consentito al consumatore di sperimentare nuovi stili di vita e di consumo, che ora ha appreso e che considera importante conservare – come lascito positivo – del doloroso periodo pandemico.
Non vuole sprecare la propria abitudine a ridurre lo spreco!

Uno dei temi che ancora oggi genera molta diffidenza è quello della plastica: più di un italiano su due la considera un problema grave, che deve essere affrontato. La plastica che non piace è quella che è difficile da gestire e soprattutto da smaltire: infatti molta attenzione viene riservata alle bioplastiche, o comunque alla plastica che si riesce a riciclare facilmente. C’è comunque un crescente ottimismo sul fatto che la tecnologia sarà in grado di trovare una soluzione al problema di eccesso di plastica.

 

Cosa ci si attende dalle aziende?
Le aziende sono comunque considerate degli attori importanti nella transizione ecologica, e stanno sempre più prendendo coscienza di questo ruolo che viene loro attribuito, non solo dal cliente, ma da tutti gli stakeholder con cui si relazionano. Sono chiamate a ridurre lo spreco di risorse ed a evitare gli imballaggi inutili, sempre prestando una adeguata attenzione ai lavoratori.
La pandemia ha offerto l’occasione – e spesso la necessità – di ripensare il modo di fare azienda, e questo ha determinato un crescendo di investimenti nella direzione della sostenibilità: ad oggi più di due aziende su tre stanno investendo, e solo una su cinque sembra essere attendista. A riprova di questa accelerazione, si nota che solo un’azienda su tre di quelle che stanno investendo in sostenibilità ha una strategia ampia che porta avanti da alcuni anni, molte sono approdate a questa convinzione in tempi più recenti.

Questa predisposizione alla sostenibilità è stata frenata per anni da false convinzioni legate all’idea che sia difficile conciliare ambiente e business. Se ora appare sempre più una necessità, già da diversi anni le aziende che hanno investito in green hanno avuto risultati economici uguali se non migliori delle altre, come testimonia una ricerca di Symbola su dati Unioncamere.

E fa bene all’immagine, aiutando l’impresa a migliorare le relazioni con tutti i propri stakeholder: queste evidenze derivano da uno studio internazionale condotto da Ipsos e dal CRIET – Unv. Bicocca, su un campione di 400 aziende europee. L’azienda sostenibile – ossia quella in grado di conciliare esigenze della società, ambiente e crescita economica – fa bene all’ambiente, ma al contempo agli azionisti e a sé stessa.
Ricordiamolo sempre!

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