Il futuro del retail è sostenibile e circolare

Costruire una cassetta degli attrezzi per percorrere la via della sostenibilità e della circolarità nel mondo del retail con una visione a 360°. Che comprende la progettazione degli spazi adibiti alla vendita secondo una logica di risparmio di energia e di materia e, insieme, la realizzazione di una strategia di sviluppo dell’attività orientata alla sostenibilità sociale ed economica. Ponendo al centro questi temi, si è svolto il 14 maggio il webinar “Green Retail: il negozio sostenibile”, un percorso tematico organizzato dal Retail Institute Italy, associazione che da 25 anni promuove la cultura del punto vendita.

L’appuntamento, dedicato a supportare concretamente le aziende dei diversi settori del retail nell’individuare soluzioni e strumenti per la realizzazione di un’economia circolare, dopo la presentazione del Presidente Marco Zanardi, ha visto la partecipazione di Massimo Duroni, bioarchitetto, ecodesigner e docente presso il Politecnico di Milano, di Luana Leonardi e Francesco Romano, rispettivamente Store Branding Specialist e National Key Account Manager di Apoteca Natura, società del gruppo toscano Aboca.

Scopriamo così che il primo passo per creare un negozio sostenibile – ma il ragionamento vale per ogni edificio e ogni spazio – consiste nella consapevolezza che tutto è energia e che ogni oggetto ed azione ha un impatto ambientale. Progettare in una visione sostenibile significa in primo luogo valutare i costi ambientali di ciò che si realizza, dai costi energetici di costruzione a quelli di gestione a quelli di smaltimento, sempre considerando la durabilità della fruizione e il benessere di chi vivrà quegli spazi.

“La qualità della vita occidentale ora come ora non è sostenibile. Dobbiamo esserne consapevoli – spiega nel suo intervento l’architetto Massimo Duroni -. Solo così potremo progettare cercando di ridurre il nostro impatto ambientale, regolando i nostri comportamenti al principio del risparmio dei costi energetici in ogni sfera della nostra quotidianità, dall’abitare allo spostarsi”. E aggiunge: “In fondo l’Economia circolare rappresenta proprio questo: il tentativo di condurre le diverse attività dell’uomo imitando il ciclo naturale della terra, all’insegna del principio che nulla si crea e nulla si distrugge”. Perché, sottolinea Duroni, “l’impatto ambientale non è legato al prodotto, ma al sistema di produzione e di uso. Ricordiamoci che anche un foglio di carta se abbandonato nel bosco può diventare ‘una bomba chimica’, in quanto contiene sostanze che sono inquinanti se percolano nel terreno. Al contrario, una bottiglietta di plastica, se correttamente smaltita, può diventare materia seconda all’infinito. La sostenibilità di un materiale dipende dall’uso che se ne fa. In una logica di economia circolare, tutti i materiali possono diventare sostenibili, se usati (e riciclati) in modo appropriato”.
E le soluzioni, che Duroni ha illustrato nel corso del webinar, coordinato da Francesca Zorzetto e Barbara Mazzarelli, hanno mostrato che cosa vuol dire sostenibilità e circolarità quando si parla di uno spazio di vendita, in cui una permanenza di buona qualità, oltre a costituire un messaggio di attenzione per il cliente e per i lavoratori, rappresenta anche un incentivo all’acquisto. Perciò temperatura, luce, disposizione degli arredi e dei prodotti, scelta dei materiali: un approccio sostenibile alla progettazione degli spazi mira ad ottenere risultati ottimali riducendo gli sprechi. Il segreto sta nel coniugare il saper fare della tradizione con ciò che lo sviluppo tecnologico e l’innovazione ci mettono oggi a disposizione.

E allora perché non abbattere emissioni inquinanti e costi della bolletta pensando a sistemi di riscaldamento e raffrescamento a bassissimo impatto ambientale? Per esempio scegliendo i colori di tetti e facciate a seconda degli scopi da raggiungere. E alle volte basta davvero poco – ma Duroni, ricordando Bruno Munari, ci avverte che “è molto facile complicare le cose, il difficile è semplificarle”. E allora è curioso apprendere che tra una facciata tinteggiata di rosa ed una di grigio chiaro, balla una differenza termica di quasi 10°C; oppure che mescolando microsfere di cera nell’intonaco di un edificio si ottengono le prestazioni energetiche termoisolanti di un muro spesso un metro; o, ancora che impiegare un parquet di legno traspirante consente una funzione igro-regolatrice degli ambienti. Oppure che per una adeguata ventilazione è possibile risparmiare enormi quantità di energia, utilizzando il fresco che viene dal terreno, poiché a tre metri di profondità si può trovare la temperatura di tre mesi prima.

Anche la percezione che abbiamo di uno spazio determina il nostro modo di viverlo, e quindi un’illuminazione calda aumenta la sensazione di calore, la presenza di tendaggi chiari evoca una sensazione di freschezza, uno sfondo colorato o disegnato può suscitare sensazioni di ampiezza e di benessere.
Dalla progettazione strutturale ai più piccoli dettagli, il negozio sostenibile sembra prendere forma davanti ai nostri occhi, grazie agli esempi che Duroni procede via via a illustrare. E sono fatti di rivestimenti materici, materiali riciclati, arredi di recupero della tradizione artigianale e di design italiano, oggetti di qualità la cui prima vita può essere estesa ancora per decenni e con un costo ambientale ormai quasi pari a zero.

“L’approccio sostenibile all’architettura ed all’ingegneria finora è stato considerato di nicchia – conclude Duroni-. Ma ci sono aziende che sempre più stanno riuscendo ad entrare nell’economia di mercato, proponendo soluzioni vantaggiose, soprattutto sul piano del risparmio energetico che consentono. È necessario investire nella formazione e nell’aggiornamento delle professioni dell’edilizia. In questo modo potrà realizzarsi quel passaggio culturale che consentirà una diffusione democratica della progettazione sostenibile. Gli incentivi Ecobonus e Sismabonus al 110% presenti nel Decreto Rilancio possono rappresentare un fattore propulsivo per l’intero settore”.

Ma quando si parla di sostenibilità, occorre ricordare che si tratta di una dimensione complessa di cui fanno parte una componente ambientale, una sociale e una economica, tra loro strettamente connesse e interdipendenti: l’attenzione all’ambiente difatti passa per l’attenzione alla persona, e questo livello di rispetto e di cura consente un risparmio di risorse tale da generare anche consistenti vantaggi economici.
Gli interventi di Luana Lonardi e Francesco Romano di Apoteca Natura, network internazionale di farmacie, impegnato da venti anni nella promozione di una salute consapevole con al centro la persona, hanno illustrato le diverse accezioni della sostenibilità, come percorso verso una migliore qualità della vita di ciascuno e delle comunità.
“Per i 610 associati italiani di Apoteca, la sostenibilità non è un’opzione – spiega Luana Lonardi – ma un dovere etico e insieme una strategia imprescindibile per lo sviluppo delle nostre associate. Oltre ai bisogni primari, sta assumendo un’importanza centrale il bisogno etico. Le persone ora vogliono sapere che le loro scelte di acquisto esprimono attenzione e rispetto per l’ambiente”. Soprattutto quando ci si prende cura di sé, si sta affermando sempre più il desiderio di rimanere in equilibrio con la natura.

“La formazione è un fattore fondamentale della sostenibilità – precisa Francesco Romano -: occorrono competenze e disponibilità all’aggiornamento continuo per poter offrire risposte sempre al passo con i risultati della ricerca e dell’innovazione. Tutti i farmacisti che aderiscono ad Apoteca Natura, difatti, beneficiano di 800 ore di formazione gratuita, che mettono poi a disposizione dei propri clienti. In questo modo, le farmacie che fanno parte di Apoteca diventano luoghi di elaborazione della sostenibilità all’interno delle comunità in cui operano.” E aggiunge “l’emergenza sanitaria in corso ci ha mostrato quanto le farmacie, tutte le farmacie, con il personale che vi lavora, abbiamo rappresentato un presidio ed un punto di riferimento territoriale importante per i cittadini. E anche per questo vanno ringraziate.”

E se ora il Covid-19 ci sta costringendo a prendere atto che la nostra cosiddetta normalità era parte del problema, e dunque non la meta a cui nuovamente tendere, è importante sapere che la parte più sensibile e attenta del mondo produttivo e imprenditoriale italiano si sta impegnando con successo nella costruzione di un futuro sostenibile.
L’appuntamento organizzato da Retail Institute Italy ha messo in circolazione idee ed esperienze, progetti sperimentali e conquiste acquisite, tutto all’insegna del made in Italy. Anche questo è fare economia circolare.

Fonte: italiacircolare.it

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