Il numero uno di Alibaba, Evans: le due lezioni per far sopravvivere le aziende al Covid

Il Covid ci insegna tre lezioni. La prima: se la pandemia è sotto controllo, dopo lo choc iniziale, i consumi ritornano ai livelli pre-pandemia e l’economia riprende a crescere. La seconda: avere una strategia commerciale multicanale permette a rivenditori e piccole imprese di resistere quando c’è una crisi. Terzo: la digitalizzazione per ogni azienda è essenziale per sopravvivere e prosperare in futuro, afferma Michael Evans, 65 anni, canadese, medaglia d’oro di canottaggio alle Olimpiadi di Los Angeles nell’84, per 20 anni banchiere a Goldman Sachs prima di diventare presidente esecutivo di Alibaba nel 2015. In questa intervista, Evans sostiene anche che, quando un governo cambia le regole, e avviene spesso in tutto il mondo, bisogna tornare indietro e adeguarsi, per spiegare perché Pechino ha fermato 48 ore prima della quotazione a Hong Kong, l’Ipo da 37 miliardi di dollari di Ant Financial, società madre di Alipay, controllata da Alibaba.

Nell’anno del Covid, che ha penalizzato i consumi in tutto il mondo, Alibaba il gigante dell’e-commerce cinese fondato da Jack Ma ha cambiato formato al «Single Day», il suo Festival dello shopping, equivalente al Black Friday americano, e celebrato l’l1 novembre o l’11/11. Questa volta la maratona degli acquisti online cinese è cominciata all’inizio di novembre, tra l’1 e il 3, e proseguita l’11, raggiungendo in totale 498,2 miliardi di yuan, circa 74,1 miliardi di dollari, rispetto ai 38 miliardi del 2019 raccolti in un solo giorno.

Perché Alibaba ha deciso di allungare da 1 a 4 giorni il Single Day?

«Abbiamo cambiato il formato quest’anno perché volevamo dare ai commercianti un po’ più di tempo per mostrare prodotti innovativi e per aiutare molte di queste piccole imprese che hanno risentito della pandemia. Era una buona opportunità anche per i consumatori di vedere fino a due milioni di prodotti aggiuntivi che vengono presentati sulla piattaforma. Quindi ci vuole un po’ di tempo per far sì che abbiano più tempo per navigare e trovare le cose che vogliono. E poi, naturalmente, abbiamo introdotto un focus sugli strumenti digitali per i commercianti con live streaming, contenuti innovativi, brevi video, giochi, tutte novità di cui abbiamo parlato negli ultimi mesi per accrescere il successo. Quindi un 11/11 molto diverso».

Il target?

«Non fissiamo mai un obiettivo. Ma il numero finale non è la cosa più importante per noi. Certo, vogliamo che quel numero sia sempre più grande, ma la cosa principale è permettere ai marchi di costruire il loro business e coinvolgere i loro clienti e consentire ai consumatori di vedere e trovare quello che vogliono in modo facile e veloce. Questo è il vero target che i brand lancino e provino nuovi prodotti. Ed è un’enorme opportunità per loro e per i consumatori di divertirsi e sfruttare lo streaming live e altre cose divertenti che stanno accadendo sulla piattaforma».

Qual è stato l’impatto del Covid su Alibaba finora? Pensa che la pandemia abbia portato un cambiamento strutturale nelle abitudini di spesa dei consumatori?

«Il nostro business maggiore è in Cina, quindi commenterò le conseguenze sulla Cina. L’impatto del Covid inizialmente è stato piuttosto destabilizzante a febbraio e marzo, ma il governo cinese ha fatto un ottimo lavoro per mettere la pandemia sotto controllo. Abbiamo appena annunciato i nostri risultati nei giorni scorsi e una delle cose che abbiamo visto è che quasi ogni categoria di spesa è tornata ai livelli pre-pandemia. Quindi, c’è stato un forte impatto, seguito da una correzione molto netta, perché il governo è riuscito a tenere il Covid sotto controllo. In termini dei settori e dalle categorie che hanno beneficiato, e che ci aspettavamo beneficiassero durante il Covid, ci sono i negozi alimentari online, il cibo fresco, i prodotti per l’igiene e per la pulizia, i farmaci e i dispositivi sanitari e cose di questo tipo, che erano già molto popolari e hanno aumentato la loro popolarità. Ma ora tutte le categorie sono tornate a livelli per Covid. Anche il nostro business ha ripreso a crescere, così come è tornata a crescere l’economia cinese, con un rialzo del pil del 4,9% nel terzo trimestre. Perciò penso che l’impatto duraturo di tutto questo non sia sulla crescita economica. Ma l’impatto duraturo è che la gente ha capito che una strategia digitale se sei un rivenditore online o una piccola impresa o un marchio off-line non è solo bello da avere, ma assolutamente essenziale per sopravvivere in futuro. E questo è stato riconosciuto non solo in Cina, ma anche fuori dalla Cina».

La Cina ha fatto un ottimo lavoro sul controllo del Covid, però poi Pechino ha mostrato i suoi metodi quando ha fermato l’Ipo di Ant Financial due giorni prima della quotazione a Hong Kong. Un monito anche per gli investitori stranieri che le cose possono andare molto male sul mercato cinese. Quali sono le conseguenze di questa decisione del governo cinese che ha sorpreso il mondo intero?

«Il cambiamento nella regolamentazione avviene nei governi di tutto il mondo, quando facevo il banchiere d’affari e mi occupavo di privatizzazioni europee, i Paesi cambiavano continuamente le regole. Se accade prima di diventare una società pubblica, allora bisogna tornare indietro e riflettere sul fatto che il cambiamento normativo può avere un impatto sul proprio modello di business. Quindi non credo che sia una sorpresa. Ma la regolamentazione è importante e dobbiamo lavorare a stretto contatto con il governo, come facciamo in tutto il resto del mondo, non solo riguardo all’Ipo, ma anche per quello che stiamo facendo con la nostra attività di e-commerce o il nostro business del cloud o la nostra attività di viaggi, perché i governi in tutto il mondo hanno un ambiente normativo che deve essere attentamente compreso. E poi bisogna essere coerenti nel modo in cui gestiamo la nostra attività con questi poteri normativi».

Quali sono i piani di Alibaba in Europa e in particolare in Italia?

«Cominciamo dall’Italia, dove abbiamo appena festeggiato il nostro quinto anniversario. Il team guidato da Rodrigo Cipriani ha fatto un gran lavoro prima di tutto a portare centinaia di marchi e piccole imprese italiane sulla nostra piattaforma e quindi ai consumatori cinesi, che amano i prodotti italiani, food, moda, lusso. La grande maggioranza dei marchi di lusso italiani sono già sulla nostra piattaforma. Perciò questa è stata una grande opportunità per sviluppare e coinvolgere i consumatori direttamente. La seconda cosa su cui abbiamo lavorato molto intensamente nell’ultimo anno, è stato il B2b, il business-to business: abbiamo portato a bordo centinaia di piccole imprese del tessile, della moda, dell’agroalimentare, dei macchinari, dei cosmetici, in molte categorie diverse. Li abbiamo inseriti nella nostra piattaforma di b2b. E questa è stata una salvezza per molte di queste aziende, che erano a tutti gli effetti chiuse nel momento peggiore della pandemia. Continueremo a farlo. Questa è una parte molto importante della nostra attività in Europa: B2b e B2c (business-to-consumer). Stiamo inoltre costruendo attività locali in alcuni degli altri Paesi europei. La nostra strategia internazionale è iniziato nel Sud-Est asiatico e poi siamo andati nell’Asia del Sud, in India, in Russia, in Turchia. Abbiamo fatto molto negli ultimi 5 anni e abbiamo grandi progetti per il futuro».

Quanto vale l’Europa per Alibaba?

«Il mercato europeo è molto attraente, molto grande, con un’ampia base di consumatori, prodotti eccellenti e marchi fantastici, insomma, una grande opportunità per il futuro».

Teme l’impatto del Covid sulla crescita europea?

«Non solo in Europa, ma anche gli Stati Uniti e i Paesi in tutto il mondo sono stati colpiti dall’impatto della pandemia in modo grave. Che cosa ci ha permesso di resistere? Due cose molte importanti: prima di tutto, negozi, rivenditori e piccole imprese devono essere collegati a canali commerciali multipli, cosicché i loro prodotti possano essere visti in più mercati nel mondo e abbiano altri modi per sostenere il consumo dei loro beni. Secondo, la digitalizzazione è probabilmente la cosa più importante che ogni singola società deve integrare. Gli strumenti digitali premettono alle imprese di operare online quando i loro mercati sono chiusi a causa della seconda o della terza ondata e i punti di vendita non possono più permettere ai loro clienti di entrare nei loro negozi, sia che si tratti di un ristorante, di un negozio o di una boutique. Così le loro attività non muoiono quando un evento come la pandemia li costringe a chiudere».

Come vede la digitalizzazione italiana dalla piattaforma di Alibaba? Siamo in ritardo rispetto agli altri Paesi?

«Non penso che gli italiani siano indietro, ma nemmeno avanti.Piuttosto è il mondo, al difuori della Cina, a non aver ancora capito quanto gli strumenti digitali siano cruciali per i rivenditori offline.Ora li stanno integrando non perché sono una bella opzione, ma perché sono una parte critica della infrastruttura digitale necessaria per sopravvivere e prosperare in futuro. In Italia la comprensione e gli investimenti su questo fronte sono simile a molti altri Paesi».

Crede che la nuova amministrazione Biden migliorerà le relazioni tra Stati Uniti e Cina e riavvierà il multilateralismo?

«Non ne ho idea. Siamo in un momento politico molto delicato. Ma è molto importante sia per gli Usa che per la Cina avere una buona relazione per l’impatto che questo ha sul resto del mondo può essere molto significativo».

Può darci un consiglio veloce imparato in Cina per tenere sotto controllo il Covid?

«Indossate la mascherina»

Fonte: corriere.it

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