“Il supermarket? Un luogo di piacere ed esperienze” (La Repubblica)

A Firenze executive ed esperti italiani e internazionali si sono confrontati sulle dinamiche della moderna distribuzione, con un focus su Italia, Francia, Germania, UK, Usa e per la prima volta Cina

 

Un negozio di piacere, dove una nuova metrica, la soddisfazione del cliente a metro quadrato, determini la superficie di vendita necessaria e che sarà assai ridotta rispetto al passato. Un negozio luogo di esperienza, di assortimento, di qualità, di fresco e gastronomia, dove al consumatore si spieghi perché quel prodotto è buono, speciale e da dove viene, ben oltre la semplice tracciabilità. E’ questo l’ideale store del grocery business. Lo ha delineato la terza edizione di Supermarket 2025, l’evento internazionale di Retail Institute Italy “un think thank di livello mondiale” come lo definisce Daniele Tirelli, presidente dell’Istituto che ha organizzato l’evento in collaborazione con Ehi Retail Institute. Alla due giorni, il 20 e 21 marzo, presso il Grand Hotel Baglioni a Firenze, executive ed esperti italiani e internazionali si sono confrontati sulle dinamiche della moderna distribuzione, con un focus su Italia, Francia, Germania, UK, Usa e per la prima volta Cina.

Innovazione tecnologica e integrazione tra negozi e canali di vendita online: su questi processi, dirompenti e già avviati, prevale adesso la necessità di dare una nuova identità agli spazi di vendita, che subiscono la concorrenza dei giganti del commercio elettronico. Impensabile continuare a vendere un po’ di tutto, compito a cui, appunto, assolve l’online. “Il retail fisico deve essere luogo di piacere, corre grossi rischi se diventa noioso”, ha detto Giorgio Santambrogio, ceo del Gruppo VéGé, portatore di un pensiero largamente condivisivo.

Santambrogio ha introdotto i lavori dopo la presentazione della ricerca di Mediobanca che ha messo in risaltò le difficoltà di un periodo segnato da crisi dei consumi, fatturati e utili della grande distribuzione organizzata che sono in sofferenza. “La filiera tradizionale sta saltando, è in atto un processo di disintermediazione da parte di chi produce e che, attraverso il delivery, raggiunge direttamente i consumatori. Tanti esempi interessanti, quello a Milano dei coltivatori di Cortilia, del Consorzio del Parmigiano Reggiano che sta seguendo una strada analoga, i gruppi di acquisto e i ristoranti che lavorano sulla consegna a domicilio – ha detto Santambrogio – E’ con questo fenomeno che dobbiamo misurarci, adeguando il nostro modello di vendita, creando location vive, accoglienti, con gastronomia open e consegne a domicilio, luoghi dove fare la spesa sia appunto un godimento”.

All’evento, il contributo dei manager dei grandi gruppi della Gdo italiana, tra cui Francesco Pugliese, ad di Conad, e Alberto Coldani, sales director di Carrefour Italia, d’accordo sulla centralità del cliente. “L’artefice della marca oggi è il consumatore, che sceglie, chiama il distributore a tarare l’offerta sulle proprie esigenze e crea il brand intorno alla sua persona”, ha detto Pugliese. Per Coldani, invece, “costruire una visione commerciale che abbracci la diversità dei canali di distribuzione, ponendo attenzione all’ottimizzazione e alla valorizzazione degli spazi di vendita per fornire al cliente una costante opportunità di acquisto, rappresenta uno dei concetti chiave nella fidelizzazione”.

L’attenzione dell’auditorio del Grand Hotel Baglioni si è poi focalizzato sulle case history internazionali, dai tedeschi di Edeka agli statunitensi di Sprouts (Nevada), e soprattutto ai cinesi di 7Fresh di Pechino, del colosso Jd.com, emblema di integrazione del commercio online e offline attraverso le tecnologie: dai “magic mirrors” che si attivano al prelievo di un prodotto dagli scaffali, ai carrelli robotizzati che seguono gli shopper, al selfe check-out con riconoscimento facciale integrato nell’app. “Innovazione tecnologica sì, ma non invasiva, a disposizione del cliente che decide se avvalersene oppure no. Il cliente, insomma, rimane libero di scegliere se utilizzare una cassa che è il top dell’automazione oppure quella tradizionale con il personale, giusto per fare un esempio   – ha spiegato Laetitia Payan, strategic development director di Jd.com che per la prima volta ha illustrato in Italia il modello di 7Fresh – Puntiamo sulla qualità: il 75% del venduto è fresco e arriva in brevissimo tempo dal produttore agli scaffali: 12 ore per le uova, al massimo 24 per il pesce”.

Il “pensatoio” dell’Istituto presieduto da Daniele Tirelli è però anche sede delle richieste di un settore, il grocery business, che invoca “regole uguali per tutti” a cui assoggettare i player del commercio online. “Occorre – è stato detto – garantire a tutti la libertà di apertura nei giorni festivi, che non può essere negata al retail mentre l’online continua a vendere la domenica. Occorre porsi la questione etica del rispetto dei diritti dei lavoratori su tutti i canali di vendita. Occorre che anche il retail possa avere ogni giorno attività sottocosto come fa l’online e non soltanto tre volte all’anno con una richiesta da presentare dieci giorni prima. Occorre, infine, che chi fa commercio online in Italia paghi le tasse nel nostro Paese”.

a cura di Maurizio Bologni

Fonte: www.repubblica.it

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