La crisi de El Corte Inglés

Se c’è in Spagna un brand inossidabile del consumo e della grande distribuzione questo è sicuramente “El Corte Inglés”. Un centinaio di grandi centri commerciali, e 100mila impiegati, sparsi per tutta la penisola iberica (Portogallo compreso) all’interno dei quali è possibile trovare non solo le collezioni della moda o gli elettrodomestici ma anche il dentista, l’ufficio postale, una compagnia di assicurazioni, acquistare moto o automobili, alimentari e gourmet.  Sull’esempio delle Galeries Lafayette a Parigi e di Harrods a Londra, i due centri più famosi del Corte Inglés si trovano sulla calle Preciados a Madrid e sulla plaça Catalunya a Barcellona. E per anni il loro motore furono la vendita a rate, e i saldi, tanto che il Corte Inglés creò perfino la sua speciale carta di credito che in Spagna avevano tutti. Ma oggi, nonostante nel 2017 il gruppo abbia fatturato circa 15 miliardi di euro, il modello di business dei grandi magazzini è in crisi sotto i colpi della vendita online e, soprattutto, del boom di Amazon. Un report recente sottolinea che almeno il 25 percento dei centri commerciali del Corte Inglés sopravvivono in perdita, più stanno aperti più soldi ci rimettono. La grande crisi del consumo è iniziata nel 2008 ma quando s’è cominciato a intravvedere l’uscita dal tunnel tutto lo scenario dei modelli di vendita era completamente cambiato e, come i grandi mall americani, anche i palazzi del Corte Inglés rischiano di trasformarsi in cattedrali nel deserto.L’anno scorso Amazon in Spagna ha fatturato 3 miliardi di euro, cinque volte meno del super brand locale ma la battaglia è appena iniziata e per combatterla il management del Corte Inglés ha fatto tre mosse. 

La prima è un rifinanziamento dei debiti, che si avvicinano ai 4 miliardi di euro, grazie a un accordo con un pool di una decina di grandi banche tra le quali c’è anche Unicredit. Mentre le altre due sono strategiche e riguardano la trasformazione in magazzini outlet di alcuni centri e una politica molto più aggressiva sulla vendita online che per ora rappresenta appena 500 milioni di euro per tutto il gruppo.

Il declino sembra iniziato e del futuro del Corte Inglés cominciano a interessarsi con preoccupazione anche i governi di Mariano Rajoy e persino Casa reale che, nel 2015, favorisce l’ingresso nella compagnia di uno sceicco del Qatar, Hamad Bin Jassim, che ne acquista il 10 percento. Il resto è storia di questi mesi, soprattutto la ricerca di nuove strategie per sopravvivere in un business dove le regole del gioco stanno drammaticamente cambiando.

Tratto da larepubblica.it

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