Rapporto Coop 2022: italiani tra equilibrismo alimentare e austerity

Uno scenario quanto mai denso di eventi che mescolano ed intricano i rapporti di causa ed effetto, quello odierno. Pandemia, crisi climatica, guerra, inflazione e una campagna elettorale che non sta nobilitando la politica: tanti i fattori da assorbire ed interpretare per gli italiani, alle prese con la concretezza immediata delle innumerevoli conseguenze di questa situazione nazionale e globale sulla loro quotidianità. Un contesto che fa evolvere ancora una volta stili di vita e di consumo, valori e identità, dando ulteriore spinta a quel grande cambiamento partito con gli albori del Covid.

Come ogni anno, a fare il macro punto della situazione e a dibattere di possibili soluzioni ai problemi attuali per retail e gdo è il Rapporto Coop, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia, Npd. L’edizione 2022 dello studio è tutta orientata a interpretare la complessità odierna.

Una nuova austerity per la classe medio-bassa
Il 57% degli intervistati dichiara già oggi la difficoltà di pagare l’affitto (preoccupazione confermata anche dai trend che dominano le conversazioni Twitter degli ultimi mesi) e il 26% pensa di sospendere o rinviare il pagamento e, se restringiamo il campo a luce e gas, un italiano su 3 entro Natale potrebbe non coprire più le spese per le utenze. Essere le formiche d’Europa e risultare ultimi nella classifica di chi dichiara di spendere di più per godersi il presente (lo sostiene solo il 40% degli italiani a fronte del 46% degli inglesi e del 44% di tedeschi e francesi) non basta più. Neanche li mette al riparo la spending review energetica che le famiglie sembrano aver messo in campo tanto che il 41% si dichiara già molto attento a accendere le luci il meno possibile, il 30% è già consapevole di ridurre il riscaldamento domestico e molti sono gli italiani abituati ad un uso razionale degli elettrodomestici.
Mentre il mercato del lusso cresce, l’Italia del 2022 si rivela un Paese con la classe media sempre più in difficoltà, una parte che rimane indietro (24 milioni che nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio) e una netta crescita dell’area della povertà vera e propria (+6 milioni nell’ultimo anno). La forbice tra chi ha poco e chi molto si divarica e in un futuro sospeso che il 48% dipinge come instabile e precario ricompaiono le grandi rinunce: non si comprano le auto (-32% la variazione in negativo fra 2022 e 2019) né gli elettrodomestici, neanche la nuova casa (più di 10 milioni sono intenzionati a rimandare). Gli italiani compressi tra i prezzi che aumentano (e che li portano a tenere d’occhio le politiche di prezzo dei brand) e i salari che rimangono inchiodati a un +0,8%, vedono scivolare in basso il loro potere d’acquisto e hanno già iniziato a cercare con insistenza altre possibili vie d’uscita. I più avveduti (68%) hanno già avviato la loro personale spending review, il 17% dichiara invece l’intenzione di farlo con l’arrivo dell’autunno.

Il cibo è l’elemento meno sacrificabile, ma per quanto?
I dati Nielsen a luglio 2022 sul largo consumo confermano che gli italiani non hanno tagliato come prima scelta sul carrello della spesa, ma lasciano presagire anche a un diverso autunno. Stesse prospettive delineate dal Rapporto Coop 2022, con il mercato italiano che risulta l’unico a mantenere un trend positivo dei volumi (+ 0,5% contro -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania, -2,3% della Francia e -1,3% della Spagna). Una differenza che apre a un’inversione di tendenza imminente. Secondo l’indagine, infatti, 9 italiani su 10 a causa del carovita cambieranno le proprie abitudini alimentari nei prossimi 6/12 mesi. Come? In primis evitando meglio gli sprechi (35%), ricercando più offerte e promozioni (32%) e tagliando sul fuori casi (25%). E se fin qui si tratta di strategie che meno impattano su canali e carrello gdo, diverso è il discorso per la riduzione di acquisti di spuntini (16%), la virata sul primo prezzo (15%) e sui discount (13%).
Un equilibrismo alimentare che, tuttavia, si inserisce in un contesto di nuovo valore assegnato al cibo, che resta comunque il primo fronte di tutela. A evidenziarlo anche il mancato ricorso ad un netto downgrading degli acquisti (-0,1% di effetto mix negativo nel primo semestre) che invece è stata la prima risposta alle difficoltà nelle precedenti crisi economiche. Il cibo a cui non si intende rinunciare sembra essere soprattutto quello più sobrio e basico, con italianità e la sostenibilità a fare da elementi prioritari. Così compaiono meno sulle tavole i cibi etnici e le varie tipologie di senza (senza glutine, senza etc), così come i cibi pronti e anche il bio paiono subire una battuta d’arresto. Anche la quota di italiani che segue uno stile alimentare biologico è diminuita del 38% e le stesse marche leader sembrano sacrificabili, con una quota di mercato che va dal 14,9% del 2019 al 13,1% del 2022 (-1,8 pp), mentre la mdd continua la sua avanzata e nel 2022 sfiora il 30% (+2% rispetto al 2019). Trend che sembrano destinati a continuare se si chiede agli italiani su quali prodotti food effettueranno più tagli (da aggiungere all’elenco dei “sacrificabili” per il 27% anche i pronti all’uso/veloci da preparare).

Da un lato salute e benessere, dall’altro eccessi e disagi
Uscita dal Covid o perlomeno dalla sua fase più acuta, l’Italia mostra una doppia identità. Di fronte al caos del mondo si conferma per la larga maggioranza degli italiani la dimensione personale come meta di tutte le attenzioni: la salute, il benessere, gli affetti e l’amore, ma anche l’attenzione centrale ad ambiente e crisi climatica. Questa dimensione rende ragione dei desiderata degli italiani che, intervistati alla fine del mese di agosto, guardando avanti vogliono fare ciò che davvero piace loro (lo afferma il 54%) seguito da propositi di mangiare meglio e mettersi a dieta (47%, a conferma anche delle scelte alimentari di cui sopra), rivendicare i propri diritti (44%), curare l’aspetto esteriore (39%), stare con gli amici (38%).
Ciò nonostante, molto più che in passato gli italiani si dichiarano anche dipendenti dagli smartphone e dai social (rispettivamente il 45% e il 28% del campione), guardano compulsivamente le serie tv (31%), inseguono esperienze ad alto tasso di adrenalina (12%) e in questa escalation di eccessi si espande anche l’area delle possibili patologie come il consumo di alcolici, le scommesse e i giochi, quintuplica quasi l’uso di psicofarmaci e quadruplica l’uso di droghe. Anche le disfunzioni alimentari aumentano e colpiscono soprattutto i ceti più fragili, dove covano stati d’animo di irritazione e rabbia, più contenuti o addirittura scomparsi, invece, nella larga maggioranza degli italiani. L’irritazione e il timore (entrambi in percentuali del 20%) sono infatti sovrastati da stati d’animo più concilianti come la serenità (34% del campione), l’accettazione (32%), la fiducia (27%).

Fonte: mark-up.it

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