Cosa c’è da sapere sulle nuove abitudini dei consumatori

Il crollo delle vendite al dettaglio di marzo ha costretto negozi e grande distribuzione a riflettere sulle strategie future, perché se da una parte la durata della fase 2 rimane un’incognita, dall’altra i consumatori hanno manifestato nuove esigenze, soprattutto in relazione al digitale.

L’osservatorio consumi di mercato Confimprese-Ey ha rilevato che nel primo trimestre 2020 la quarantena dovuta al Covid-19 ha provocato un -26% nelle vendite, rispetto allo stesso periodo 2019. Nello specifico gennaio e febbraio sono rimasti stabili, mentre a marzo si è registrato un -79%. Le restrizioni agli spostamenti, i tempi contingentati e il bisogno di risparmiare hanno costretto i consumatori italiani a sposare nuove strategie di acquisto. ShopFully, azienda che collabora con le principali catene per potenziare l’esperienza di acquisto fisica attraverso strumenti digitali, ha fotografato il fenomeno con un sondaggio.

Le rinnovate aspettative
La ricerca ShopFully, basata su un campione di 12mila consumatori, ha rilevato due elementi di novità sostanziali. Il primo è che il 44% dei consumatori “immagina o vorrebbe la spesa del prossimo futuro con un livello igienico più alto e con servizi che contribuiscano a ridurre gli affollamenti“. Il secondo è che il 33% “immagina o vorrebbe la spesa del prossimo futuro con più tecnologia e servizi digitali a supporto, usando il telefono come telecomando per lo shopping sia fisico sia digitale“. Si pensi ad esempio a informazioni sulle promozioni e sui prodotti, la disponibilità di pagamenti digitali, la possibilità di ordini online, stime sulle code in negozio, etc.

In sintesi è come se lo shock da quarantena abbia fatto scoprire i vantaggi dei servizi digitali e alimentato desideri in tal senso. Prova ne sia che la ricerca di informazioni sui prodotti, abbinata all’impiego degli smartphone, ha stimolato il desiderio di maggiore trasparenza. “Il 60% vorrebbe sapere se il prodotto di cui ha bisogno è disponibile e se no quando verrà riassortito“, si legge nel report. Senza contare la richiesta di recensioni dei prodotti che è nella wishlist del 25%.

Sul fronte consegne si sono manifestate criticità per il cosiddetto “ultimo miglio“. Infatti “il 68% non ha utilizzato i servizi di ordine e/o consegna messi a disposizione dal supermercato/negozio di fiducia” e il 27% che ne ha fatto uso ha dichiarato che non lo farà nuovamente. È evidente che l’emergenza ha catalizzato criticità di ogni tipo: dalla difficoltà di evadere un volume inaspettato di richieste, alla mancanza di servizi digitali all’altezza. L’unica certezza è che lo smartphone o il pc rimangono chiave per ogni prospettiva di sviluppo futuro: ben il 64% li ha impiegati “per raccogliere informazioni in anticipo sui prodotti in negozio e preparare una lista della spesa precisa“, il 24% invece ne ha approfittato per conoscere orari di apertura e stimare code all’ingresso dei supermercati.

“Noi usciamo da un periodo simile a un gigantesco laboratorio di innovazione, che chiaramente ci saremmo tutti risparmiati. Siamo stati costretti a sperimentare. I dati indicano nuovi canali di acquisto, il boom della prossimità, la frequentazione di nuovi negozi, l’acquisto di nuove tipologie di prodotto, nuove modalità di consegna e anche un cambio di orari e frequenza“, ha confermato Stefano Portu, amministratore delegato di Shopfully.

“I trend forti sul negozio del futuro secondo noi sono legati all’aspettativa di negozi trasparenti, quindi la possibilità di avere ogni informazione, dagli orari alle promozioni. E poter interagire con lo smartphone come se fosse un telecomando per la spesa. Un altro trend riguarda l’ultra-igienizzazione e di conseguenza anche i pagamenti cashless che riducono i contatti. L’ultimo riguarda tutti i servizi che favoriscono il distanziamento, quindi le consegne in diverse modalità. Dal click and collect al drive through“, dice Portu.

Un’occasione per i negozi di prossimità
I negozi di quartiere o quelli in genere di prossimità sono stati riscoperti. Sempre secondo l’indagine di ShopFully il 71% dei consumatori ha cambiato le abitudini d’acquisto e il negozio di riferimento per la spesa alimentare. La sperimentazione è stata positiva perché il 67% si rifornisce più spesso alle botteghe del vicinato. Anche gli orari sono cambianti: meno spese, più grandi e più ragionate.

Le botteghe di prossimità, che si sono organizzate per gestire gli ordini anche solo con Whatsapp o strumenti analoghi, sono riuscite a far riscoprire il valore del contatto umano, che la grande distribuzione ha maggiore difficoltà ad esprimere.

Contrazione delle vendite
L’osservatorio sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non-food di Confimprese-Ey, basato sull’analisi di 623 aree commerciali (centri, outlet, high street e travel), ha rilevato a marzo un -79%, ma in alcune regioni è andata peggio. In Lombardia la contrazione è stata dell’83%, mentre in Toscana, Emilia Romagna e Veneto rispettivamente dell’80,9%, 80,5% e dell’80%.

“Il crollo di marzo ha interessato in maniera differenziata i settori con abbigliamento e accessori che registrano il trend peggiore (-82%), seguito da food&beverage (-78%) e non food (-74%)“, ha commentato Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy, Ey: “Questi trend sono legati in parte al fatto che alcuni operatori hanno potuto continuare le attività con un minimo di operatività durante il lockdown, oltre che ad un orientamento del consumatore verso l’acquisto di beni di più immediata necessità“.

Com’era prevedibile il segmento viaggi è stato il peggiore con il -30% nel primo trimestre e il -86% a marzo. Male anche i centri commerciali e gli outlet “con il calo dell’82% e dell’83% a testimoniare una minore mobilità per lo shopping dei consumatori“. Dati leggermente migliori per le vendite nelle zone dello shopping delle città principali (-79%), mentre i negozi nei comuni più piccoli e in periferia hanno mostrato una maggior resistenza con un -76% a fronte del -26% sul trimestre, impattati anche dal bimestre gennaio-febbraio negativo.

“Resta da capire cosa ci si possa aspettare nella fase 2 del post- emergenza sia per verificare gli impatti di Covid-19 sui livelli di fatturato sia, soprattutto, per identificare i cambiamenti nei modelli di consumo e le opportunità di business accanto alle ovvie criticità. Ci troveremo a fare i conti con un mercato sostanzialmente diverso e solo gli operatori che sapranno cogliere rapidamente e cavalcare i cambiamenti potranno uscire indenni, ove non anche rafforzati, da questa crisi. Per cogliere appieno tali opportunità, saranno necessari investimenti su cui si auspica un concreto supporto da parte del governo“, ha aggiunto Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese.

I desideri di acquisto
La ricerca online di informazioni sui prodotti, a marzo, è cresciuta notevolmente e come ha potuto constatare Idealo, una delle piattaforme online per le comparazioni di prezzi, alcuni segmenti sono esplosi. Si parla soprattutto della cura delle piante (+488,9%), macchine da cucire (+316,0%), articoli per la cucina (+223,0%), ebook-reader (+203,8%), alimentari (+125,3%) e giochi e prodotti per l’infanzia (+69,8%).

“Se sugli scaffali dei supermercati il lievito e la farina andavano a ruba, online gli italiani cercavano le macchine per il pane più del 1039,2% rispetto a prima“, ha sottolineato Idealo nella sua indagine sulle ricerche dei consumatori. Hanno subito un’impennata tutte le ricerche di piccoli elettrodomestici: gelatiere, bilance da cucina, robot da cucina, piastre per cialde e sandwich, affettatrici, mini forni, mixer e frullatori.

Fonte: wired.it

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