Covid 19, la logistica del largo consumo ha retto l’urto

Lo tsunami causato dalla pandemia di Coronavirus ha investito anche la logistica italiana del largo consumo che però è riuscita a reggere il colpo. A delineare il quadro è la ricerca “Covid 19 nel largo consumo. Quali effetti e quali implicazioni per la supply chain?” condotta da Gs1 Italy in collaborazione con Liuc Università Cattaneo e il Politecnico di Milano che ha coinvolto un panel di 94 imprese di produzione e di distribuzione operanti nel mass market.

I principali risultati rilevano che trasporti e logistica hanno retto la crisi: il 77% dei produttori non ha avuto problemi importanti nel reperire autotrasportatori e il 56% delle aziende della gdo non ha riscontrato ritardi significativi nelle consegne. Non mancano comunque le criticità, a cominciare dalla scarsa disponibilità di alcune categorie di prodotti, con il 60% dei retailer che segnala di aver avuto significativi problemi di approvvigionamento. Ad avere effetti importanti sono stati inoltre anche i fenomeni di assenteismo e distanziamento sociale dei lavoratori, che hanno causato problemi al 25% dei produttori e hanno determinato cali di produttività rilevanti o disastrosi per il 36% delle aziende della gdo.

L’indagine evidenzia anche che le soluzioni implementate per far fronte all’elevata variazione dei volumi nel tempo, oltre che per adottare le misure di contenimento del rischio non sono state a costo zero per le imprese. Mentre la riduzione e la prioritizzazione dell’assortimento sono le più diffuse misure di business continuity indotte dal lockdown e priorità condivise sia dalla gdo (+47%) che dai produttori (+53%) per il futuro, in ottica di ridurre la complessità e far fronte ai problemi nelle scorte in caso di emergenza.

Alla luce di questi risultati, per Silvia Scalia, ecr and training director GS1 Italy, “è il momento di individuare le best practice da condividere per mettere a frutto quel che abbiamo imparato dall’emergenza Covid 19 e per prepararci ad affrontare meglio i rischi del futuro”.
Proprio guardando ai prossimi mesi, le aziende di produzione ritengono importante attivare o sviluppare canali commerciali alternativi direct-to-consumer. Le imprese di distribuzione hanno puntato sulla disponibilità e sulla flessibilità della manodopera per garantire il funzionamento dei magazzini non automatizzati e ritengono importante lavorare in questa direzione anche per il futuro.

Decisivo è stato inoltre l’aumento della collaborazione di filiera (+21% per i retailer e +25% per i produttori) per mitigare l’effetto bullwhip (amplificazione della domanda che si ripercuote, alle volte in maniera disastrosa, lungo l’intera catena di distribuzione). In questo senso il miglior coordinamento tra le figure che si occupano di operation presso i produttori e quelle che seguono la logistica presso i distributori dovrebbe continuare anche oltre l’emergenza per aumentare l’efficienza della supply chain. Infine, gli attori della filiera sono consapevoli di ciò che li attende nei prossimi mesi e stanno rivedendo la priorità delle azioni di business continuity.

Fonte: repubblica.it

La ricerca “Covid-19 nel largo consumo: quali effetti e quali implicazioni per la filiera?” è disponibile sulla nostra Virtual Library.

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