Fast fashion in fuga dalla Cina. Tocca a Old Navy

Il Celeste Impero non contempla più la moda a prezzi stracciati. Meta prediletta del lusso, la Cina attrae come calamite le griffe europee di alta gamma e, contemporaneamente, costringe alla fuga i giganti del fast fashion. Dopo la chiusura di tutti gli store fisici dei marchi Inditex Bershka, Pull & Bear e Stradivarius adesso anche il gruppo Gap sembra pronto a tagliare la corda. Questo mese, il marchio del colosso americano Old Navy lascerà la Cina e, secondo quanto riportato da Wwd, Gap starebbe cercando di sbarazzarsi anche dell’omonimo brand.

Si tratta di episodi sempre più frequenti come testimonia la vendita da parte della compagnia olandese C&A a Beijing Zhongke Tongrong, la bocciature della joint venture di Esprit con Mulsanne Group, l’addio di Forever 21 nel 2019 e, un anno prima, quello di New Look.
Sebbene Zara conti 141 store, il paragone con competitor locali da migliaia di punti vendita come Peacebird, Metersbonwe e La Chapelle conferma la difficoltà a farsi strada nel mercato cinese. Il gruppo H&M progetta di introdurre le sue label Arket e & Other Stories nonostante le vendite provenienti dalle boutique cinesi H&M siano calate del 17% durante lo scorso anno fiscale.

Il problema alla base di questi insuccessi sembra essere la lontananza dei team designer dalla realtà cinese. Spesso gli indumenti non si adattano allo stile di vita e alle caratteristiche fisiche del Paese, ciò spiega anche il successo del nipponico Uniqlo che non deve apportare alcun tipo di modifica alle proprie linee stilistiche in termini di taglie. L’esempio da seguire è quello del danese Bestseller Group i cui brand Jack & Jones, Vero Moda, Only e Selected vantano 7mila negozi sul territorio cinese. Il segreto? Una struttura che, dal 1996, realizza collezioni grazie all’apporto di team locali al 50 per cento.

Fonte: pambianconews.com 

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