JD.com, in Cina l’ecommerce parla francese

All’estero è meno nota di Alibaba, ma non per questo viene considerata una compagnia di secondo piano. E non solo perché in borsa vale qualcosa come trentacinque miliardi di dollari. JD.com rappresenta a tutti gli effetti il rivale numero un del gigante di Jack Ma, con l’obiettivo dichiarato di sottrargli la leadership nell’ecommerce. Merito anche della partnership strategica con Tencent, proprietaria tra l’altro della piattaforma di messaggistica istantanea WeChat, nonché saldamente al primo posto nella classifica Brandz Chine sui cento marchi più ricchi del Paese. Un nuovo impulso al giro d’affari della piattaforma arriverà dalla nuova sezione dedicata ai prodotti francesi, inaugurata in occasione del capodanno cinese. Vestiti, cosmetici e vini, ma anche eccellenze dell’agroalimentare, con particolare riguardo al baby food, vista la domanda di maggiore sicurezza da parte dei consumatori, dopo gli scandali degli scorsi anni. Tutto rigorosamente made in France e certificato, in modo da evitare il rischio di contraffazioni. Un’opportunità decisamente allettante per le aziende transalpine, considerato che JD.com vanta circa 100 milioni di clienti, di cui 35 milioni molto attivi, che come spesso accade arrivano prima dei concorrenti italiani a cogliere le migliori opportunità che si presentano per sviluppare le vendite all’estero delle loro eccellenze produttive. I cugini francesi hanno intercettato per tempo la visione di Richard Liu Qiangdong che ha dichiarato di voler creare una vera e propria vetrina di alta gamma e di voler raggiungere un fatturato di 2,5 miliardi di euro entro i prossimi tre anni. Un’ambizione non di poco conto, raggiungibile solo se l’intera offerta acquistabile sarà già presente sul posto, in modo anche da favorire i prodotti alimentari con un tempo di conservazione minore. Intanto, non è da escludere che nei prossimi mesi il sito di ecommerce ospiterà altri spazi specifici per le importazioni dai Paesi europei. In pole ci sarebbero Gran Bretagna e Germania e speriamo a questo punto che l’appeal del made in Italy non passi inosservato.

Tratto da foodweb.it

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