La nuova Cina del fast fashion? L’Etiopia

L’Etiopia sta diventando la terra promessa del fast fashion cinese. Sono sempre più numerosi, infatti, gli hub produttivi che si stanno insediando nei territori del Corno d’Africa, dove, soprattutto le donne, confezionano capi di abbigliamento per una paga mensile di 25 dollari.

Gli hub, di proprietà statale, sono già cinque, costruiti a partire dal 2014, ma entro il 2020 ne saranno aperti altri otto.

Tra i più noti brand del fashion che si appoggiano a queste strutture anche Levi’s, Guess, H&M, Pvh con i suoi marchi Tommy Hilfiger e Calvin Klein.

Dietro questo progetto di grande portata si intravede però lo spettro cinese, tanto che c’è chi lo definisce “il grande esperimento di outsourcing di Pechino”: i mega-hangar dell’hub Hawassa, ad esempio, sono stati costruiti, per 250 milioni di dollari (dati della Ethiopian Investment Commission), in nove mesi da un colosso edile cinese.

Per chi decide di costruire nel territorio i propri stabilimenti produttivi ci sono poi interessanti incentivi fiscali come l’esenzione d’imposta  sul reddito per cinque anni, la promessa di investimenti e la disponibilità di manodopera a basso costo, la stessa che caratterizzava i Paesi asiatici e che sta prendendo piede anche in Africa. Proprio dal Far East stanno, infatti, arrivando ingenti investimenti: tra il 2010 e il 2015 si sono registrati 10,7 miliardi di dollari di prestiti. Denaro che finisce in appalti destinati ad aziende quasi sempre cinesi, tutte legate alle mega-opere infrastrutturali che potrebbero modificare il volto dell’Etiopia, dalle dighe, alle nuove strade fino alla digitalizzazione.

Forte sarà anche l’impatto occupazionale, entro il 2025 si prevedono due milioni di posti di lavoro.

Lo sviluppo industriale del Paese potrebbe però scontrarsi con l’instabile situazione politica che minaccia lo scoppiare di una guerra civile a causa dell’irrisolto conflitto etnico che vede il potere nelle mani di una minoranza che, a detta delle Ong, vessa la popolazione con arresti indiscriminati e abusi verso le minoranze.

Tratto da pambianconews.com

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