Ovs consolida il primato su Benetton, Zara e H&M

Un modello di successo tutto made in Italy. E in un settore in cui l’Italia ha generato dei precursori, che ad un certo punto non sono stati più in grado di capitalizzare il proprio successo. Stefano Beraldo, ad di Ovs, quando arrivò in Gruppo Coin nel 2005 si accorse immediatamente delle potenzialità di quello che era stato considerato fino a quel momento il marchio cadetto. Allora si chiamava Oviesse, lui lo prese e in una manciata di anni lo trasformò in una regina della moda smart, capace di crescere in un mercato da 23 miliardi di euro di fatturato, attaccato da colossi come H&M e Zara.

E mentre altri retailer si sgretolavano all’incursione straniera, Ovs non solo ha continuato a mantenere la sua leadership, ma si è insediato al vertice allungando la distanza dai big.

E’ in questo scenario che Beraldo ha condotto Ovs al top, con una quota di mercato del 7,16%. Distanziando perfino i Benetton, ossia i pionieri mondiali dell’archetipo distributivo a prezzi competitivi, della moda semplice e colorata. Oggi United Colors ha il 3,46% di market share, ma è alle prese con un turnaround industriale non facile. A precederli c’è Gruppo Intidex, cioè Zara, con il 3,6%, e precedono a loro volta gli svedesi di H&M. Quando Pai Partner undici anni fa comprò la maggioranza dell’insegna dalla storica famiglia veneziana Coin, Ovs aveva il 2% delle vendite di abbigliamento in Italia.

A settembre Ovs è entrata nel capitale di Sempione Retail, con una partecipazione del 35%. La società sta in cima alla catena di controllo di Charles Vögele, retailer quotato a Zurigo che fattura 800 milioni di franchi svizzeri (circa 747 milioni di euro). Contestualmente all’ingresso del gruppo guidato da Beraldo, Sempione Retail ha lanciato un’opa sull’insegna elvetica. Offerta pubblica che si è conclusa la settimana scorsa raggiungendo l’82,6% del capitale di Vögele e che proseguirà fino al 6 dicembre per le restanti azioni, con l’obiettivo di delistare l’azienda dal SIX Swiss Exchange.

In base a questo accordo il network con l’insegna svizzera, che ha negozi anche in Austria, Slovenia e Ungheria verrà convertito nei fomat Ovs. Inoltre il gruppo veneziano avrà la facoltà di salire ancora nel capitale di Sempione Retail, visto che ha sottoscritto una call option per aggiungere un altro 44,5% al 35% già acquistata.

Opzione che si potrà esercitare fra tre anni, ma che se le cose girassero come devono potrebbe anche essere anticipata. Ovs è allenata a questo tipo di operazioni. In Italia negli ultimi 10 anni ha fatto shopping in catene in crisi, da Bernardi a Bluekid a Upim. Lo schema è sempre lo stesso, si compra il retailer, si chiudono le location non performanti, si convertono i negozi all’insegna Ovs, si alza la redditività a metro quadro. Una scansione di eventi che finora si è dimostrata infallibile. E ora questo disegno verrà tracciato anche attorno alla catena svizzera.

Charles Vögele dismetterà così le proprie attività in Germania e venderà la maggior parte del proprio patrimonio. Dalle cessioni si recupereranno risorse per rimborsare parte considerevole dell’esistente finanziamento sindacato della catena svizzera, di circa 170 milioni di franchi svizzeri (158 milioni di euro). Mentre per Ovs l’acquisto del 35% di Sempione per 14 milioni di franchi svizzeri (13,5 milioni di euro) non avrà alcun impatto sull’indebitamento. 

tratto da affari & finanza

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