Rigenerare l’olio usato, anziché produrlo dal petrolio: il modello circolare Conou

Negli anni Cinquanta e Sessanta erano imprese molto piccole, in cui il capo azienda era spesso l’unico lavoratore. Trasportavano pochi fusti con un motocarro e raccoglievano l’olio usato da meccanici e fabbriche. Oggi quelle aziende sono cresciute, hanno decine di dipendenti, depositi sicuri e mezzi più moderni. Formano una rete di raccolta, prelevano olio minerale esausto da circa 103mila siti tra officine e industrie e fanno parte della filiera Conou.

Cos’è l’olio minerale esausto

L’olio, che nasce da una particolare raffinazione del petrolio, subisce processi di degrado e contaminazione finché, non essendo più idoneo all’uso, deve essere sostituito. Ma si tratta di un rifiuto pericoloso, da smaltire correttamente. Se versato a terra, penetra nel terreno e mette a rischio le falde acquifere. Se disperso in mare, forma una pellicola che compromette l’esistenza di flora e fauna (in acqua ne bastano quattro chili – il cambio di un’auto – per inquinare una superficie grande come sei piscine olimpiche). Se bruciato in maniera impropria, immette nell’atmosfera sostanze inquinanti. Se rigenerato, però, può ottenere caratteristiche equivalenti a quelle del lubrificante da cui deriva, diventando una risorsa per l’economia.

Il ruolo del Conou
Il riciclo di olio esausto nel 2022 ha generato un risparmio di circa 130 milioni sulle importazioni di petrolio. In circa 40 anni di attività, il Conou ha raccolto 6,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, 6 milioni delle quali avviate alla rigenerazione, che ha prodotto 3,5 milioni di tonnellate di olio base. Questo ha consentito un risparmio complessivo sulle importazioni di greggio italiane di circa 3 miliardi di euro. “Questo dimostra che la sostenibilità non è una perdita in termini economici”, dice il presidente del Conou, Riccardo Piunti.

Il Conou è nato nel 1982 ed è la prima agenzia ambientale italiana per la gestione dell’olio minerale esausto. “Nel nostro paese abbiamo una grande cultura del riciclo”, spiega Piunti. “La legge che ha stabilito i principi di rigenerazione e raccolta dell’olio usato risale al 1940. Poi fu abolita e rifatta e il consorzio è nato sulla base dei principi di obbligo di raccolta e priorità alla rigenerazione. Il nostro è un modello che funziona perché, come altri consorzi, non abbiamo fini di lucro. Siamo arbitri di una filiera composta da tante aziende private, ma non dobbiamo difendere gli interessi di nessuno, se non quelli dell’ambiente”.

Il rapporto di sostenibilità
Stando al rapporto di sostenibilità del Conou pubblicato il 30 maggio, in Italia nel 2022 oltre il 98% delle 181mila tonnellate di olio raccolte sono state rigenerate, a fronte di una media europea del 61%. “Dal report emerge che la circolarità completa non è un’utopia”, continua Piunti, “ma è possibile attraverso un duplice impegno. Il primo è gestire la qualità in ingresso per evitare che partite inquinate vengano diluite compromettendo tutto l’olio. L’altro è garantire la qualità in uscita. Nessuno userebbe un prodotto riciclato con prestazioni non convincenti. Attraverso impianti altamente tecnologici, riusciamo ad assicurare un prodotto di serie A”.

Nel 2022, attraverso il suo modello circolare, il sistema del Conou ha evitato l’immissione in atmosfera di 64mila tonnellate di CO2, ha contribuito a ridurre l’utilizzo di combustibili fossili dell’86% e l’utilizzo di acqua del 29%. “Rigenerare l’olio usato, anziché produrre oli lubrificanti ex novo dal petrolio, ha contribuito a tagliare le emissioni di CO2 di circa il 43%. Non solo: abbiamo risparmiato tra l’80% e il 90% di emissioni nocive cancerogene, eutrofizzazione ed emissioni acide”. Insomma, “se ogni Italiano, neonati e anziani inclusi, genera 3 kg di olio usato all’anno e nulla va perduto, ma viene riutilizzato, vuol dire che nella lotta al cambiamento climatico facciamo la nostra parte”, afferma Piunti.

Sostenibilità e trasparenza
Delle 181mila tonnellate raccolte, circa 86mila (47% del totale) sono arrivate dalla micro-raccolta: prelievi di piccoli quantitativi di olio usato raccolti grazie ai sistemi contrattuali che legano i concessionari raccoglitori al Conou. L’88% della richiesta di raccolta dell’olio usato è pervenuta dalle officine, con prelievi più frammentati, mentre il 12% dall’industria. Dal rapporto emerge inoltre che la media di olio raccolto è di circa tre chili per abitante.

“Nel nostro approccio la sostenibilità viaggia di pari passo con la trasparenza”, dice Piunti. “Siamo convinti che il modello consortile italiano sia un’eccellenza a cui guardano con interesse anche gli altri paesi europei. Il consorzio, grazie alla sua attività di rigenerazione degli oli usati, garantisce al nostro paese un consistente risparmio sulle importazioni petrolifere: circa un milione e mezzo di barili di greggio all’anno. Questo è un valore aggiunto anche sul piano dell’indipendenza nazionale”.

Fonte: forbes.it

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?