Ripensare la pianificazione retail per la ‘nuova normalità’

Senza ombra di dubbio il 2020 è stato un anno difficile per il settore retail. Ma quali sono le problematiche con le quali si sono dovuti confrontare i planner e i merchandiser e cosa può insegnarci la loro esperienza? Con l’obiettivo di imparare dalle numerose criticità imposte dal Covid-19, abbiamo chiesto ad aziende leader ed esperti di settore quali ritengano siano le maggiori sfide che i retailer hanno dovuto affrontare dall’inizio della crisi pandemica.

Prevedere l’imprevedibile: tra le sfide più significative si posiziona, secondo gli intervistati, la difficoltà di prevedere la domanda dei clienti. L’improvviso cambiamento dei comportamenti d’acquisto ha reso impraticabile un forecasting di domanda basato su dati storici e il confronto con le vendite degli anni precedenti.

Gestire l’invenduto: a causa della chiusura imposta per molti negozi, ordini annullati e una generale contrazione della domanda per i beni non-essenziali, i retailer si sono trovati a dover gestire elevate quantità di stock invenduto, a magazzino come nei punti vendita.

Mancanza di agilità delle supply chain: le restrizioni locali, così come il desiderio dei clienti di ritirare i prodotti ‘sempre e ovunque’ (a casa, in negozio, presso i punti di ritiro, presso terzi), hanno messo a dura prova le reti logistiche, che spesso si sono dimostrate troppo rigide per servire la domanda omnicanale con molteplici opzioni di consegna.

Gestire i resi: “Una conseguenza della crescita dell’e-commerce è stato l’aumento del livello dei resi, che oggi rappresenta un costo importante per le aziende retail”, ha osservato David Sheekey, esperto di pianificazione e solution principal di Aptos. Secondo Forbes, i retailer hanno raggiunto tassi di restituzione dei prodotti pari al 40%.

Far evolvere il ruolo del negozio: Con l’accelerazione delle vendite online, i retailer hanno iniziato a ripensare il ruolo di alcuni negozi che fungono oggi anche da showroom e da punti di ritiro per l’e-commerce. Si stima che il modello ‘BOPIS’ (acquista online, ritira in negozio) sia cresciuto del 195% nel corso della pandemia (Forbes).

Molti retailer riconoscono di essersi trovati impreparati nella gestione di queste sfide. Alcuni non erano pronti a gestire la variabilità dei trend di domanda. Altri, hanno sottolineato come l’abitudine di pianificare con mesi di anticipo, abbia impedito loro di modificare l’ordinato e di riallocare rapidamente gli stock ai canali più performanti.

Come trasformare la pianificazione retail ed essere pronti per il futuro?

“I retailer che hanno registrato i risultati migliori durante i giorni più bui del 2020 sono stati quelli che hanno una connessione stretta e continua con i loro clienti, sono capaci di catturare i segnali di domanda e di rispondere velocemente alle sue variazioni”, ha affermato David Sheekey di Aptos. “Le aziende meglio posizionate per affrontare gli ostacoli della pandemia sono state – e sono tutt’oggi – quelle dotate di solide capacità di pianificazione.”

Sheekey ha suggerito che i processi e le soluzioni di pianificazione evolvano per soddisfare i nuovi comportamenti d’acquisto dei clienti e la richiesta di modelli e esperienze omnichannel.

“Il retail di oggi non può essere gestito attraverso processi e strumenti di pianificazione obsoleti”, ha affermato Sheekey. “Con tutti i cambiamenti che stanno vivendo i retailer, comprendere al meglio la domanda proveniente dai diversi canali, avere una chiara strategia di gestione omnichannel dello stock e saper ripianificare rapidamente in base alla domanda reale, sono aspetti cruciali per il successo delle imprese.”

Fonte: pambianconews.com 

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