E-commerce, fintech e polizze auto: come cambiano le Poste

Meno lettere, più consegne di pacchi dell’ecommerce. Più ricavi da pagamenti digitali. Nuove assicurazioni per auto, infortuni e per le piccole imprese. Sarà questo l’assetto di Poste italiane al 2022. 2,8 miliardi di euro di investimenti nei prossimi cinque anni per assicurarsi quote di mercato di rilievo nella distribuzione dello shopping online, nelle nuove forme di pagamento senza contante e nel mercato delle polizze. Poste punta a raggiungere 11,2 miliardi di euro di ricavi (+5%) e 1,2 miliardi di utile netto (+13%).

Sempre più rapida sarà l’impennata delle consegne per l’ecommerce (i pacchi b2c, dall’azienda al cliente): + 16% a 1,5 miliardi.

Il piano ecommerce coinvolgerà anche Sda (di cui Rosini è presidente). Nel piano industriale si legge che la controllata e Poste dovranno agire come se fosse “una sola azienda”. L’etichetta potrebbe indicare una mossa per inglobare Sda in Poste e porre sotto il controllo diretto un business molto delicato. Tra settembre e ottobre del 2017 uno sciopero dei Cobas ha tenuto in scacco Sda. L’ad Paolo Rangoni ha dichiarato in un’interrogazione parlamentare che in un mese l’azienda ha dimezzato le consegne, che effettua anche per conto di colossi come Amazon. La multinazionale di Bezos in quelle settimane si è riorganizzata per assorbire il colpo, ma per Poste è stato uno smacco.

Poste ha annunciato che costituirà un divisione digitale, per rafforzare l’offerta fintech, con quattrocento specialisti.

Poste ha un fornitore su misura per questo sviluppo: è Sia. Il colosso postale possiede il 30% del maggiore azionista della società che fa monetica, pagamenti elettronici e servizi finanziari per le banche centrali di Europa, Italia e Germania, istituti come Intesa Sanpaolo e Unicredit, il Senato e Poste stessa. Sia ha messo a punto una app per pagamenti come Jiffy e un’infrastruttura di blockchain.

Tratto da wired.it

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