Inditex: entro il 2022 chiuderà 1.200 negozi worldwide e investirà 2,7 miliardi di euro

Nonostante la sospensione dell’attività dell’88% della sua rete commerciale, il gruppo spagnolo Inditex aveva ancora 965 punti vendita attivi in ​​27 mercati in tutto il mondo alla fine del trimestre, il 30 aprile. Inditex non è riuscito a sfuggire, come tutti del resto, alle conseguenze determinate dalla pandemia di Covid-19.
Pur essendo riuscito a contenere ad un 44% il calo delle vendite rispetto ai risultati del 1° trimestre dell’esercizio precedente, il conglomerato iberico ha perso 409 milioni di euro nel periodo in esame, quando nello stesso trimestre dello scorso anno aveva ottenuto un utile di 736 milioni. Comunque, “abbiamo profonda fiducia nel nostro business model e nel suo potenziale di crescita a lungo termine”, ha sottolineato a più riprese il presidente del colosso iberico, Pablo Isla, che alla presentazione dei risultati del periodo, in una conferenza con gli analisti, si è attardato a rivelare la strategia societaria al 2022 e ha interpretato gli ultimi risultati.

In questo difficile contesto, caratterizzato da forti limitazioni imposte al commercio fisico, le vendite online sono state fondamentali. Quelle di Inditex sono salite del 50% nel 1° trimestre e addirittura del 95% in aprile. Isla intende continuare a sviluppare questo canale, che dovrebbe generare il 25% del giro d’affari complessivo dell’azienda nel 2022.

“Grazie alle scorte integrate, siamo perfettamente in grado di raggiungere i nostri obiettivi”, ha affermato ancora Isla. Una tecnologia già implementata dalle catene Zara, Massimo Dutti e Uterqüe. Nel 2020, tutte le altre insegne di Inditex ne saranno dotate.

Nel piano strategico presentato da Pablo Isla, la società stanzierà 1 miliardo di euro per lo sviluppo del commercio online e 1,7 miliardi di euro per aggiornare la sua piattaforma integrata di soluzioni per i servizi nei negozi, sempre legate all’omnicanale. Questo progetto basato su digitalizzazione, sostenibilità e riorganizzazione della rete di negozi genererà fino a 1.200 chiusure di punti vendita. Tuttavia, questo progetto sarà accompagnato da un aumento del 2,5% annuo della superficie di vendita del gruppo, con quasi 150 aperture lorde ogni anno.

Secondo le spiegazioni fornite dal dirigente, le chiusure fanno parte del “progetto di ottimizzazione della rete di negozi avviato nel 2012”. Saranno interessate solo le boutique dalle superfici più piccole in determinate aree geografiche, il cui valore potrà essere coperto dal canale digitale e che non generano più di 260.000 euro di fatturato all’anno.

“I negozi che verranno assorbiti sono redditizi, ma riteniamo che la strategia corretta sia quella che abbiamo provlegiato negli ultimi tre anni”, spiega il manager, il quale preferisce scommettere su negozi grandi, dotati di tecnologie all’avanguardia e situati in posizioni strategiche. “Stiamo pianificando a lungo termine e sappiamo perfettamente quale tipo di negozi desideriamo per il futuro”, ha affermato con fermezza.

“Abbiamo assistito a una graduale ripresa delle vendite in tutti i mercati con la progressiva riapertura dei negozi. Non tarderemo a tornare ai livelli dell’anno scorso”, assicura fiducioso il presidente di Inditex. Mercati come Cina, Giappone e Corea del Sud stanno già gradualmente tornando allo stesso livello di vendite dell’anno scorso. Nonostante le restrizioni applicate ai negozi, i trend delle vendite dei marchi del gruppo sono migliorati in maggio, con una diminuzione “solo” del 51% a cambi costanti nel canale fisico e online. Dal 2 all’8 giugno, questo calo si è ridotto al 16% nei mercati in cui tutti i negozi sono già aperti (54% del totale). L’8 giugno, il gruppo spagnolo disponeva già di 5.743 store aperti su 79 mercati. “Prevediamo che la maggior parte delle nostre boutique sarà riaperta entro la fine di giugno”, ha dichiarato il presidente.

Inditex ha riaperto tutti i suoi negozi in Spagna lunedì. Invece, lunedì prossimo toccherà ai negozi del Regno Unito e di Lisbona, l’unica città ad avere ancora restrizioni di apertura in Portogallo. Negli Stati Uniti la situazione è diversa a seconda delle regioni. Date le circostanze eccezionali, il gruppo è riuscito ad avviare delle trattative con i proprietari dei suoi negozi.

Fonte: it.fashionnetwork.com

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