McKinsey: 3 scenari di ripresa dallo tsunami coronavirus

Gli esperti di McKinsey hanno analizzato l’evolversi del Covid-19 nel mondo incrociando i dati economici con quelli scientifici più accreditati sulle caratteristiche della malattia. E hanno delineato tre scenari possibili di recupero nelle varie aree geografiche.

Il punto di partenza dello studio è che il coronavirus ad oggi si è esteso a oltre 100 Paesi nel mondo, causando più di 105mila contagi e 3.500 decessi. I centri di diffusione sono cinque: in Cina, Sudest asiatico, Medio Oriente, Europa e ora anche negli Stati Uniti. Il consenso degli epidemiologi suggerisce che il virus è altamente trasmissibile e ha un impatto enorme sui segmenti più anziani della popolazione mondiale, soprattutto in chi ha problemi pregressi. Il paziente medio registra un tasso di infezione che va da 1,6 a 2,4 altre persone, con un tasso di mortalità su pazienti settantenni fino a 4 volte superiore rispetto a condizioni normale, contro lo 0,2% in persone sotto ai 40 anni.

Rispetto all’influenza, il Covid-19 è 1,5-2 volte più facilmente trasmissibile, fino al 20% dei pazienti si trova in situazione critica e viene posto in terapia intensiva. Al momento muore il 2,5% delle persone a livello globale, con punte del 5% (Cina e Italia per esempio, il dato è variabile, dipende dai giorni).

La situazione economica iniziale vede oggi un indice importante, il Baltic Dry, che monitora i movimenti delle merci sul globo, in rialzo del 28% rispetto alla fine del Nuovo anno lunare cinese, quando si è registrato un picco di ammalati, ma ancora sotto del 13% rispetto ai livelli di giugno 2019. Intanto la vendita di auto in Cina è crollata del 90% e la capacità di movimento dei Tir è dimezzata.

Vi sono alcuni elementi ad oggi ancora da chiarire che, secondo gli analisti di McKinsey, possono avere un effetto importante. Il primo è l’impatto delle persone ammalate con nessuno o scarsi sintomi. Il fatto che non siano monitorabili con facilità impedisce di definire un reale tasso di mortalità, che potrebbe a questo punto essere più basso.

In secondo luogo non si sa se il coronavirus sia soggetto a stagionalità, se quindi vi sarà una naturale riduzione nelle regioni a Nord man mano che avanza la primavera. La famiglia dei coronavirus presenti negli animali non sono sempre stagionali ma storicamente lo sono stati per il genere umano e la ragione non è ancora stata ad oggi chiarita del tutto.
In terzo luogo non è ancora certo se gli individui asintomatici siano in grado di trasmettere la malattia, né quanto duri davvero il periodo di incubazione, ad oggi fissato da 2 a 14 giorni. Ma c’è chi allunga i tempi fino a 27 giorni.

In base a queste considerazioni, McKinsey ha elaborato tre possibili scenari di sviluppo economico. Il primo e più roseo riguarda un recupero veloce dell’economia grazie alla conferma del tasso di mortalità e di trasmissione nella popolazione, soprattutto per chi è in età lavorativa e la fascia più giovane, combinato con un forte servizio pubblico sanitario e altre misure che prevedono una durata limitata della chiusura delle attività economiche. Nonostante una contrazione della domanda, quest’ultima risulta localizzata in termini di spazi e di tempi.

Questo scenario prevede che il recupero della Cina, compresa la regione di Hubei, sia completo agli inizi del secondo trimestre e sia registrato un rimbalzo veloce nella domanda interna. A quel punto Usa ed Europa continueranno a rallentare fino alla fine del primo trimestre. In tal caso il Pil mondiale nel 2020 dovrebbe crescere del 2% e non del 2,5% come previsto prima che il virus scoppiasse.

Il secondo scenario è di rallentamento, con i Paesi che faticano a replicare forti misure di sanità pubblica come stanno facendo in Cina e in Italia, contribuendo alla crescita dei contagi. Nonostante ciò, la reazione socioeconomica resta localizzata grazie a forti contromisure che vengono prese. Vengono osservati grandi cambiamenti di abitudini a livello quotidiano e alcuni settori vengono colpiti in maniera forte. Alla fine, l’allargamento del virus rallenta grazie alla stagionalità.

Intanto anche in questo caso è previsto che la Cina al completo si riprenda entro l’inizio del secondo trimestre, mentre Europa ed Usa continuano a rallentare fino alla metà del periodo aprile-giugno. Alcuni settori sono più colpiti di altri, fra i quali i traporti e il turismo, che risentiranno in maniera profonda della perdita degli introiti stagionali. L’economia recupera alla fine del secondo trimestre del 2020, ma il Pil globale vede la crescita rallentare dal 2,5% all’1%-1,5%.

Il terzo scenario, quello più complesso, è di pandemia globale. In questo quadro emerge un generalizzato ampliamento del Covid-19, che non è influenzato dalla stagionalità. L’economia sperimenta uno shock della domanda che dura per la maggior parte dell’anno. I sistemi sanitari potrebbero essere sopraffatti in Paesi che devono affrontare un impatto umano su larga scala.

In questo caso la Cina riesce a recuperare il terreno perso entro il terzo trimestre, mentre Stati Uniti ed Europa vivono una generale reazione ma il mondo andrà in recessione con la conseguenza che la fiducia dei consumatori non riprenderà prima del terzo trimestre, ma anche oltre. La crescita mondiale passerà da attese del +2,5% a un range compreso fra il -0,5% e il +0,5%.

Allo stato attuale, scrive McKinsey, le società possono ancora fare molto per frenare il contagio contribuendo in maniera attiva a non arrivare alla pandemia. Per esempio proteggere i dipendenti e rinforzare gli obiettivi positivi, effettuare uno stress-test sui propri dati finanziari, stabilizzare la catena di approvvigionamento. Inoltre le aziende possono coinvolgere i clienti e integrare tutte le azioni in un Centro nevralgico unico.

Fonte: milanofinanza.it

Leave A Reply

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?