Nike, licenziamenti in vista della riorganizzazione

L’azienda di abbigliamento e accessori Nike si riorganizza rivedendo la composizione dell’intera struttura e partendo dal taglio del 2% della forza lavoro complessiva, pari a circa 1.400 dei 70.700 dipendenti in elenco.

Il brand riparte con un centro operativo più snello, ridotto da sei a quattro macro-aree: Nord America, Europa-Medio Oriente-Africa (EMEA), Cina, America Latina. Questo in risposta alla crescita di Adidas e Under Armour, in particolare sul mercato americano, e al calo degli ordini registrati nell’ultimo periodo. 

Nello specifico, il focus del nuovo corso si concentrerà in dodici città di dieci paesi chiave: Londra, Parigi, Milano, Berlino, Barcellona, Pechino, Shanghai, Tokyo, Seul, Città del Messico, Los Angeles e New York. Secondo i vertici aziendali, da qui dovrebbe arrivare l’80% della crescita dei ricavi previsti entro il 2020.

La dieta societaria, di un marchio che nel complesso ha chiuso l’ultimo quadrimestre con un fatturato di 8,4 miliardi di dollari, ricavi in crescita del 5% e utile per azione salito del 24% a 0,68 dollari, prevede lo sfoltimento delle linee di scarpe prodotte per investire maggiori risorse su versioni più recenti e, più in generale, su attività e sport più diffusi a livello globale come calcio, basket e corsa.

L’obiettivo è espandere la presenza sul mercato digitale che per Mark Parker, Ceo e Presidente Nike, passa per l’accelerazione della produzione e delle consegne degli ordini online e, ancor più, dalla personalizzazione dei prodotti. A tale scopo, il marchio statunitense risponderà ai tentativi già testati da Adidas con Express Lane, servizio per la creazione dei prodotti desiderati dai clienti che partirà entro l’estate in Cina. L’esperimento sarà ripetuto altrove per sancire un legame più stretto tra sito, prodotti e negozi fisici, triangolo che sarà gestito dalla nuova divisione Nike Direct.

Tratto da Wired.it

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