Tesco nei guai per la discriminazione salariale

La paga oraria da Tesco è di otto sterline per le donne, undici per gli uomini. Il colosso della grande distribuzione, numero uno del retail nel Regno Unito, con 6.800 supermercati e 464.520 dipendenti nel mondo, tra Europa e Asia, rischia di dover pagare un conto salatissimo per la disparità salariale. Se il giudice inglese darà ragione all’azione legale avviata da migliaia di lavoratrici,  Tesco potrebbe essere condannata a pagare un risarcimento di 20mila sterline (oltre 22mila euro) per ogni addetta discriminata nel salario.

Moltiplicato per tutte le “lady” occupate da Tesco in Uk – il gigante della Gdo è il primo datore di lavoro privato nel paese con 310mila dipendenti – il maxi-risarcimento potrebbe potenzialmente riguardare 200mila dipendenti e raggiungere la somma colossale di 4 miliardi di sterline (4,5 miliardi di euro), stando a quanto calcolato dai legali di Leigh Day che seguono la causa dalla parte dei lavoratori.

Il 2 gennaio scorso in Islanda è entrata in vigore la prima legge al mondo, approvata con un consenso bipartisan, che pone la parità di genere a livello contributivo come obbligo: in Islanda, paese a piena occupazione in forte ripresa economica, in ogni azienda con oltre 25 dipendenti, in ogni ministero o istituzione pubblica la legge impone la «pari ed equa retribuzione, a parità di lavoro» tra uomini e donne.

Tesco sostiene che «sta lavorando duro» per far sì che tutti gli occupati siano pagati «in modo corretto ed equo». Ma il gap della diversa paga oraria tra uomini e donne balza agli occhi.

La causa delle lavoratrici di Tesco è un banco di prova che rischia di estendersi all’intera economia.

Un tema quello della parità salariale su cui c’è una crescente sensibilità in Gran Bretagna. La recente pubblicazione degli stipendi più alti in Bbc, voluta dal governo, ha rivelato differenze sostanziali tra i top manager e i direttori di testata, uomini e donne.

Tratto da ilsole24ore.com

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?