Più green insieme: Inditex investe 15 mln nel fondo di Kering per l’agricoltura

La nuova frontiera della moda per presidiare il più possibile il concetto di sostenibilità è l’investimento direttamente sull’agricoltura ma la novità è che questa tendenza sta aprendo le porte a liason inedite tra grandi colossi internazionali. È il caso di Inditex, il gigante fast fashion da oltre 30 miliardi di fatturato nel 2022 e che comprende nel suo portfolio brand come Zara, Massimo Dutti, Pull&Bear e Bershka, che ha deciso di investire 15 milioni di euro nel ‘Regenerative Fund for Nature’ (Il fondo rigenerativo per la natura) di Kering. Nello specifico, il fondo è stato lanciato nel 2021 come joint venture dall’organizzazione no-profit Conservation International e dal conglomerato del lusso francese del magnate François Pinault.

Come si legge su Vogue Business, l’operazione green riguarda un milione di ettari di terreni agricoli di sei Paesi che saranno indirizzati entro 2026 verso pratiche di agricoltura rigenerativa, ovvero una metodologia che ripristina la salute del suolo e protegge l’acqua e la biodiversità riducendo l’erosione, la lavorazione del terreno e l’uso di prodotti chimici agricoli, integrando inoltre colture, alberi e persino bestiame. L’intenzione di fondo, quindi, è quella di migliorare alla base la sostenibilità dell’industria della moda, che dipende fondamentalmente dall’agricoltura per le sue materie prime, dato che la maggior parte dei capi di abbigliamento, dal cotone alla lana, dalla pelle al cachemire, nasce infatti in una fattoria o in un campo.

Grazie al finanziamento del fondo, attualmente sette enti hanno ricevuto tra i 100mila e i 500mila dollari (tra circa 93mila e 464mila euro al cambio corrente) per ripristinare il proprio terreno – e non solo. Tra questi, The Good Growth Company, che mira a ripristinare gli ecosistemi in Mongolia producendo cashmere di capra, Fundacion Solidaridad Latinoamericana, che lavora con piccoli produttori di bestiame creoli e indigeni in Argentina per la produzione di pellame, e Organic Cotton Accelerator, che sostiene in India i coltivatori di cotone nella transizione verso l’agricoltura bio. Nel complesso, come riportato da Just Style, Il fondo continuerà a dare priorità ai progetti che promuovono risultati rigenerativi e l’investimento di Inditex si concentrerà in particolare sulle pratiche rigenerative nei settori delle fibre cellulosiche artificiali e del cotone. Le sovvenzioni saranno destinate a gruppi di agricoltori, Ong e a soggetti interessati a testare le pratiche rigenerative.

Seppur un progetto di questo genere sia ancora limitato nelle dimensioni, rappresenta comunque un nuovo asset strategico e necessario per i grandi brand del lusso e per la loro immagine, ma anche, come in questo caso, per il fast fashion. E il tentativo va letto anche di fronte alle polemiche di greenwashing e alle iniziative, anche europee (basti vedere la proposta emersa nei giorni scorsi a Bruxelles) per arginare il fenomeno e delineare l’universo sostenibilità. Inoltre, si stanno aprendo anche nuove forme di collaborazione tra diversi conglomerati della moda, liason che vanno oltre le tradizioni colab sul fronte prodotto, per estendersi anche su piano eco-green e, nello specifico, sul settore agricolo.

“Fin dall’inizio, il nostro obiettivo era che altre aziende si unissero per aumentare le dimensioni del fondo e ampliare il numero di progetti di agricoltura rigenerativa finanziati”, ha dichiarato a Vogue Business Marie-Claire Daveu, chief sustainability and institutional affairs officer di Kering. “Il consenso scientifico pone i sistemi agricoli convenzionali ad alta intensità chimica come uno dei fattori più significativi della perdita di biodiversità e del cambiamento climatico. È urgente sostenere lo sviluppo di progetti di agricoltura rigenerativa per adeguare la quantità e la qualità delle materie prime alla domanda del nostro settore. Ci auguriamo che altre aziende seguano la leadership di Inditex e aderiscano al fondo”.

Inditex conferma quindi il suo impegno per ridurre la sua ‘impronta’ sul pianeta. Il colosso galiziano già lo scorso maggio aveva firmato un accordo triennale con Infinited Fiber Company per l’acquisto di fibra tessile riciclata Infinna per 100 milioni di euro. Nell’ambito di questa collaborazione, Zara aveva lanciato una capsule collection che utilizza questo materiale innovativo creato al 100% dagli scarti di abbigliamento ma che prometteva di mantenere alta la qualità. Ad oggi, secondo quanto riportato dalla testata americana, Il gruppo ha dichiarato che il suo contributo finanziario al fondo è stato reso possibile facendo pagare ai propri clienti, nei negozi, i sacchetti di carta monouso per lo shopping, dopo aver eliminato i sacchetti di plastica nel 2021.

Come invece annunciato dal colosso francese la scorsa settimana a New York, tra gli obiettivi green di Kering c’è quello quello di tagliare le proprie emissioni di gas serra del 40% entro il 2035. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che copre gli ambiti 1, 2 e 3 del protocollo sui gas serra e che si scontra con le emissioni associate l’anno scorso alle attività di Kering: nel 2022 il gruppo ha infatti raggiunto i 2,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica, con un aumento del 12% rispetto al 2021. L’aumento riflette la crescita delle vendite dell’azienda (lo scorso anno i ricavi sono aumentati del 15% a cambi correnti). Come riportato da Business of Fashion, in precedenza gli obiettivi dell’azienda erano fissati in relazione alle vendite, il che significava che finché l’attività della compagnia fosse cresciuta, sarebbe cresciuta anche la sua impronta ambientale. Al netto delle modifiche alla sua metodologia, le emissioni dell’azienda sono cresciute del 2% su base annua.

“Kering e le sue maison hanno fatto passi da gigante per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità negli ultimi anni e, parallelamente, hanno ampliato le proprie ambizioni aziendali”, ha affermato François-Henri Pinault, presidente e CEO di Kering. “Ora stiamo fissando un nuovo obiettivo assoluto, perché se vogliamo davvero decarbonizzare le nostre attività globali dobbiamo passare dalle riduzioni dell’intensità di carbonio alle riduzioni assolute. Sono convinto che la riduzione dell’impatto in termini assoluti, unita alla creazione di valore, debba essere il prossimo orizzonte per aziende veramente sostenibili”.

Fonte: pambianconews.com 

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?