Anche nei mall americani la parola d’ordine è gourmet

Coma già sta avvenendo in Europa (nuovo esempio Italia il City Life Shopping District a Milano), i mall statunitensi vivono un rinnovamento a base di ristorazione, bar e cinema per contrastare il cambiamento nelle priorità dei consumatori. 

Si stanno spendendo miliardi di dollari per trasformare luoghi un tempo dedicati al retail con palestre e negozi alimentari tanto che Jll, gigante del real estate specializzato in spazi commerciali, si è spinto a parlare di un’inversione di interessi. 

«Fino a poco tempo fa l’offerta food era catalogata per ‘‘dare qualcosa mentre si fa shopping’’», racconta dalle colonne di Bof James Cook, direttore dell’area ricerche, «ora l’attrazione sono cibo e bevande e poi semmai lo shopping». Per non parlare di chi si è già spinto ad aprire i propri spazi a uffici, hotel e appartamenti, come la catena Lord&Taylor a Detroit che ha affittato 240 mila metri quadrati alla Ford, impegnata a ristrutturare la sede storica per i prossimi 10 anni. 

Se insomma i consumatori preferiscono comprare su Amazon e le insegne chiudono, meglio trovare un motivo che spinga chi ama le grandi superfici a prendere la macchina e farsi un giro. Spiega Stephen Lebovitz, ceo di Cbl properties, con 119 mall all’attivo: «Il mix dell’offerta sta nettamente cambiando, diminuisce l’abbigliamento e aumentano tavole calde, servizi, wellness, tutte categorie molto più popolari delle insegne dello shopping tradizionale».

Più degli sconti a fare la differenza sono spazi gourmet e bowling e ogni sorta di luoghi che offrano intrattenimento. Si calcola che in tre anni siano stati spesi oltre 8 miliardi di dollari (6,7 mld di euro a cambi correnti) per una trasformazione abbracciata da circa il 41% delle grandi superfici e il trend è decollato man mano che si ottenevano risultati nei mall dove si sperimentavano nuove forme di intrattenimento. 

Un boom in un’epoca in cui i grandi rivenditori, da Macy’s a Sears, hanno chiuso centinaia di negozi di fronte all’implacabile voglia dei consumatori di fare i propri acquisti online.

Oltre la metà dei centri commerciali coinvolti nell’indagine di Jll ha aumentato gli spazi food, spingendosi persino a vendere alcolici. Ma ha anche creato nuovi spazi di intrattenimento. In generale il 30% dei mall sta aggiungendo spazi non relativi alla vendita. 

Cbl a Nashville ha sperimentato il bowling e un parco di divertimenti interno alla CoolSprings Galleria  e sta cercando di aggiungere un cinema dove si può anche cenare: «È un modo ancora più interessante di fare intrattenimento», spiegano. The Kingston Collection a Kingston, in Massachusetts, ha aggiunto 36 mila metri quadri per lo spazio divertimenti che include giochi laser, go-kart, campi da basket oltre al bowling.

Sulla costa di Los Angeles il Westfield Century City mall ha speso un miliardo di dollari, poco più di 900 milioni di euro, per aggiungere 400 mila metri di spazio vendita ancora una volta dedicato al cibo gourmet e ai ristoranti. Ha poi aggiunto il primo Eataly  (nella foto) della West Coast e la sua varietà di ristoranti che hanno portato solo il primo giorno di apertura a fine ottobre un surplus di 3.600 persone. Il mall conta poi su un cinema da 15 sale, un negozio di alimentari, diversi fitness club e uno spazio per concerti.

Intanto non si fermano le chiusure nelle insegne come RadioShack, Payless, Wet Seal, J.C. Penney, Kmart, Guess, Macy’s e Sears. Al loro posto arriveranno appartamenti e tecnologia, c’è perfino chi ha lasciato spazio alle aule universitarie come l’Highland Mall a Austin, Texas, diventato l’Austin Community College. Il Promenade mall di Woodland Hills a Los Angeles lascerà spazio a 1.400 appartamenti, uffici e negozi. In America lo chiamano «il ritorno all’urbanizzazione».

 Tratto da Italiaoggi.it (foto di Eataly a Los Angeles da www.italoamericano.org)

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