Riciclo, dalle etichette al qr code: gli italiani sono i più attenti in Europa

Gli italiani sono i più “digitali”, tra i cittadini dei principali Paesi europei, per quanto riguarda la raccolta differenziata e la sensibilità nei confronti dell’economia circolare. È questa la considerazione più importante, e per certi versi anche inattesa, proveniente da una ricerca condotta da Ipsos per Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, che ha preso in considerazione le modalità di informazione sul tema del riciclo e la predisposizione verso le etichettature ambientali di Italia, Germania, Francia e Spagna. Gli italiani, infatti, sono coloro che si informano maggiormente — sia offline sia online — prima di acquistare un prodotto e i più propensi all’utilizzo di strumenti digitali.

I dati della ricerca di Ipsos e Consorzio nazionale imballaggi: cresce la sensibilità rispetto a Spagna, Francia e Germania. Il presidente Ruini: dialogo con l’Ue necessario sulle nuove regole

In particolare, i nostri connazionali fanno più attenzione alla «presenza di certificazioni ambientali sul sito internet su cui si acquista un prodotto», a «scansionare il codice QR o a barre per accedere a maggiori informazioni su caratteristiche ambientali», mentre seguono solo alla Spagna nella categoria «scansionare il codice QR per avere maggiori informazioni su un prodotto». «Da questa ricerca si evincono due aspetti fondamentali: il primo è che gli italiani risultano essere più digitali rispetto agli altri Paesi europei, il secondo è che sono molto attenti alle informazioni relative alla raccolta differenziata», commenta Luca Ruini, presidente Conai.

Italia virtuosa e attenta al riciclo

Sebbene la maggioranza preferisca che le informazioni sulla raccolta differenziata siano presenti direttamente sulla confezione, gli italiani risultano i più propensi (davanti alla Spagna) alla ricerca anche su siti o app, e insieme agli spagnoli (76 punti, contro i 60 della Germania e i 51 della Francia) riterrebbero utile se questi dettagli fossero forniti solo attraverso strumenti digitali. Gli italiani sono anche i più interessati a capire dove conferire i rifiuti: trovare sulle confezioni le informazioni su come effettuare una corretta raccolta differenziata è molto o abbastanza importante per il 93% degli intervistati, la percentuale maggiore tra i quattro Paesi (87% Spagna, 82% Francia, 76% Germania). Non solo, i nostri cittadini risultano anche i più consapevoli su come differenziare e su come cercare informazioni qualora non sapessero dove gettare un rifiuto: infatti, il 25% opterebbe per l’indifferenziata e il 6% lo butterebbe tra i rifiuti che sembrano simili (percentuali più basse tra i quattro Paesi).

Il restante 69% (dato più alto) cercherebbe informazioni su vari canali (sito dell’azienda che si occupa di raccolta rifiuti in un determinato Comune, volantini, siti web). Gli italiani sono inoltre i più attenti all’acquisto di prodotti con confezioni riciclabili, con confezioni fatte di materiale riciclato e con indicazioni corrette per la raccolta differenziata. E sono anche coloro che pensano maggiormente che la presenza di etichettature ambientali sia sinonimo di qualità del contenuto, un’idea che influenza le scelte di acquisto. Un altro spunto interessante è proprio come il packaging riciclabile, o fatto con materiale riciclato, influenzi positivamente la percezione della qualità di un prodotto: fino a pochi anni fa era esattamente il contrario, ora il paradigma è cambiato», dice Ruini.

Iniziative e pericoli per il modello italiano
La “digitalizzazione” della raccolta e del riciclo dei materiali è un punto su cui Conai si è concentrata molto, soprattutto nell’ultimo anno e con due iniziative in particolare. «Come Consorzio abbiamo aiutato le aziende a sviluppare le linea guida per le etichettature digitali, in modo da veicolare maggiori e più precise informazioni riguardo alla raccolta differenziata — spiega Ruini —. Inoltre, abbiamo appena sviluppato un database che contiene tutte le informazioni su come i Comuni italiani organizzano la raccolta differenziata: un cittadino scannerizza il codice sull’imballaggio e, attraverso la geolocalizzazione, può accedere a questi dati. Tutte le iniziative sono state pensate per migliorare ancora di più la raccolta differenziata, con l’obiettivo di ricavare materie prime seconde di qualità».

Nell’economia circolare l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi d’Europa, avendo raggiunto con otto anni di anticipo gli obiettivi stabiliti dall’Ue (70% di rifiuti da imballaggio riciclati entro il 2030, nel 2022 la stima di Conai è al 74%). Ma proprio le decisioni comunitarie potrebbero mettere in difficoltà il nostro Paese: per limitare il ricorso agli imballaggi, a fine 2022 la Commissione europea ha presentato la proposta di un regolamento che, oltre al riciclo, si concentra molto sul riuso. «Ciò che stiamo chiedendo all’Ue è che, pur mantenendo fissi gli obiettivi e i principi dell’economia circolare, bisogna cambiare modalità — racconta Ruini —. L’Italia è un Paese povero di materie prime e l’attività del riciclo è diventata rilevante: se si dovrà fare una legge, sarà necessario trovare l’equilibrio giusto in base alle peculiarità di ogni singolo Paese».

Il cambio alla guida del Consorzio
Mercoledì 10 maggio, Luca Ruini presiederà la sua ultima assemblea da presidente Conai, chiudendo quindi il suo mandato triennale alla guida del Consorzio. Tanti i risultati ottenuti, in tre anni in cui si sono succeduti diversi eventi impattanti (pandemia, guerra tra Russia e Ucraina, inflazione). «Devo dire che soprattutto durante il Covid molti italiani hanno imparato a fare bene la raccolta differenziata, e questa buona abitudine si è mantenuta anche negli anni successivi, insieme alle buone pratiche delle aziende, con le quali abbiamo collaborato per realizzare diverse linee guida — dice —. Inoltre, oggi circa il 90% degli imballaggi raccolti in Italia vengono riciclati nel nostro Paese, un balzo di 30 punti rispetto a quattro anni fa. Da un anno e mezzo è stato avviato Biorepack, il primo sistema europeo dedicato agli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. E un altro aspetto importante è l’avvio, insieme a diverse università italiane, dell’attività di formazione per lo sviluppo delle competenze in materia di riciclo». E per il futuro? «A chi mi succederà spetterà il compito importante di mettere a terra i fondi ottenuti dal Pnrr: ci sono diversi bandi che ci siamo assicurati, soprattutto nello sviluppo del modello di economia circolare al Sud Italia, che possono aiutare il Paese a diventare ancora di più un’eccellenza nel settore», conclude Ruini.

Fonte: corriere.it

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